La sirenetta Joan e la sua ciurma di marinai non potevano che scegliere il mare come elemento dominante del loro album d’esordio. Anche se le evocazioni marittime di Marmaid sono lontane dall’immaginario vacanziero in cui è immerso ognuno di noi in questi giorni di ferragosto, il riferimento sembra piuttosto essere un freddo oceano autunnale. Stregati dalla voce della signorina Seiler compiamo un viaggio attraverso le alte scogliere di Galway, la malinconia della Normandia e la glacialità dei fiordi Islandesi. Nonostante la scelta di un ambientazione marinaresca sia perlomeno bizzarra se agita da un gruppo di giovani svizzero-tedeschi. D’altronde si sa che è l’ignoto a suscitare le fantasie più forti e profonde. Fra i 12 pezzi di questo lavoro estremamente curato (a partire dall’artwork) si possono notare come più rappresentativi “Time of No Time”, ovvero un intenso dialogo fra la chitarra acustica di Mario Dotta, la voce di Joan Seiler e i cori di Etienne Hilfiker: oscuro, lento e arcaico, dalle forti influenze folk-irlandesi. “Bound To” si divide fra i richiami a Bjork, e una laconica chitarra decisamente effettata a là Jonny Greenwood. “Rain In My Chest”, invece, ha tutta l’aria di essere un pezzo grunge suonato in slow-motion, quasi fosse una jam-session all’insegna dell’abuso di ganja fra Soundgarden e Pearl Jam (quelli dell’ epoca di Ten e Vs) cantato da Dolores O’Riordan. “Better Off Dead” sembra una cupa ed elettrica ballata scritta da Jeff Buckley ed interpretata da Beth Gibbons, arricchita dal mandolino di Sergio Cruz Crespo. Fino ad arrivare ad una versione scandinava di un pezzo country-western arricchita dalla slide guitar di Elias Frey e dal Trommel di Dorian Bellwald. Il collettivo elvetico si colloca a metà fra atmosfere gothic e cattiveria rock, diviso fra impulsi fantasy e immaginifici costantemente mitigati dalle coltellate di una chitarra elettrica o dai calci nel culo di una sessione ritmica degna di questo nome, che con una buona dose di violenza hanno il compito di riportare l’ascoltatore alla cruda realtà. Rischiando di cadere nel caricaturale e nel grottesco ad ogni passo che muovono, i sette lupi di mare riescono in definitiva a sfornare un ottimo esordio anche se distratti dalle miriadi di approdi a cui può condurli il loro vascello. Le troppe citazioni e il numero eccessivo di pezzi registrati rischia rendere noioso e lezioso il risultato finale, nonostante le indubbie qualità espresse da tutti i musicisti e l’alto potenziale delle varie tracce registrate. L’inesperienza gioca un brutto tiro a questa promettente ensemble di cui risentiremo parlare, sempre che non si perda fra le fitte nebbie del foltissimo sottobosco musicale europeo.
[box title=”Joan & The Sailors – Mermaid (Little Jig Records, 2012)” color=”#5C0820″]
Tracklist:
Silly Loving Lovesong For The Humble Gentleman | Jailheart | Time Of No Time| Bound To | Rain In My Chest | Où Est-Tu? | Break Of Dawn | Better Off Dead | Again | Out The Door | Close To The Nightsky | Mermaid
Joan Seiler – vocals, guitar, piano | Belia Winnewisser – vocals, percussion | Magdalena Bucher – cello, backing vocals | Mario Dotta – guitar, vocals, percussion | Sergio Cruz Crespo – guitar, backing vocals, mandolin | Danijel Tolic – bass | Marc Rambold – drums | Cori di Etienne Hilfiker su Time Of No Time, Où Est-Tu? e Out The Door | Slide Guitar di Elias frei e Trommel di Dorian Bellwald su Again [/box]