Nati nel lontano 2001, i Joycut (Pasquale Pezzillo e Gaetano Caggiano + vari “Joycutters”) da Bologna, arrivano al secondo full lenght con questo The very strange tale of mr. man, riproposto nel novembre 2007 in un’edizione del tutto nuova distribuita da Venus; 10 tracce che pescano a piene mani nel mondo britannico e tirano su un po’ di tutto, nel bene e nel male. Traspare più chiara una matrice anni 80, The Cure (soprattutto nella voce, peraltro molto elegante, di Pasquale Pezzillo) e The Smiths in particolare, ma certo anche riferimenti brit pop targati anni 90 sono evidenti un po’ in tutti i pezzi dell’ album. Che dire, il lavoro sui suoni è più che buono, gli arrangiamenti sono eccellenti (la produzione è avvenuta presso il Bunker di rubier [RE] con il missaggio di Andrea Rovacchi e il mastering al Nautilus di Milano con Claudio Giussani), i testi (in inglese) sono ben scritti e rimandano ad una ipotetica fuga da questo mondo, a cammini riflessivi interiori e ben si intonano alle atmosfere create con gli strumenti, alcune canzoni sono più riuscite di altre (penso a Take it, o a Plastic City – la più Indie, e quindi la più vendibile – ) e in generale il prodotto è maturo, ben composto ed ascoltabile (so per certo che il gruppo ha una solida esperienza live, e che quindi è capace di ricreare alla perfezione le sonorià dell’ album). La sensazione tuttavia, dopo aver ascoltato più volte l’ album è che tutto rimanga un po’ troppo “secondo certi canoni del genere”, e non ci sia troppa voglia di uscirne, di provare qualcosa di diverso e di nuovo. Molti brani sotto l’egida del ‘ritornello orecchiabile’, quasi più per convenzione che per mancanza di idee, che spesso e volentieri collidono con la voce solista e tendono a mio avviso a deprezzare e a rendere poco orignali alcune idee interessanti, che mi auguro siano valorizzate nel futuro.