Fa parte dell’insondabile processo di creazione collettiva la repentina ascesa e successiva caduta del genere musicale definito post rock. Sperimentalismo, approccio libero dall’idea classica di forma canzone – caratteristica mutuata da certo free jazz – sono le peculiarità principali che permisero prima ai gruppi della scuola di Chicago (Tortoise) e poi ai suoi numerosi epigoni sparsi per il globo (Godspeed You! Black Emperor, Explosions In The Sky dal Canada, Mogwai dalla Scozia, Mono dal Giappone, solo per citarne alcuni) di raccogliere consensi da buona parte della critica e dal pubblico indie dai gusti più raffinati. Poi qualcosa si è inceppato: la ripetizione ossessiva di formule paradossalmente consolidate ha progressivamente inaridito la verve creativa delle numerose bands dedite al genere in questione, fin quasi a decretarne la “morte”. Ma si sa, nel rock nulla muore, e gli italiani Kisses From Mars si cimentano nel difficile compito di donare nuovamente linfa vitale al movimento. Lo fanno componendo un affresco che partendo appunto dal post rock si muove in territori ad esso contigui, ovvero: dilatazioni psichedeliche, nebbiosità shoegaze, innesti prog. Birth Of A New Childhood è un mammuth di circa un’ora che gioca le sue carte con coraggio, a tratti deragliando a causa di un’eccessiva prolissità, ma che in alcuni momenti azzecca pienamente la mano, soprattutto quando (Pyramid) le delicate progressioni elettro-acustiche unite ad una linea vocale eterea e malinconica lo avvicina ad uno dei gruppi più sottovalutati in circolazione, gli americani Appleseed Cast.
Alla fine, i pregi risultano essere assai più numerosi dei difetti, convincendoci che i baci da Marte sono sicuramente sulla strada giusta.