venerdì, Novembre 22, 2024

La Metralli – Del Mondo Che Vi Lascio

Non credevo che i Balcani fossero così vicini, se non al primo piano, di certo non in Emilia Romagna. Con l’avvicinarsi dell’estate è facile lasciarsi suggestionare dalle visioni mosse da Del Mondo Che Vi Lascio dai suoi suoni caldi e languidi, dai sussulti della fisarmonica e dalle sferzate del contrabbasso. Un disco da grammofono, di quelli che suonano pigri nelle stanze vuote, dietro le tende mosse dal vento e si fanno ascoltare, quasi per caso, dalle strade. La Metralli attinge dall’immaginario popolare, folkloristico e nostrano dei piccoli paeselli, recupera la tradizione del valzer e della ballata etnica senza operare troppi stravolgimenti, ma eseguendo con grazia e leggiadria il repertorio musicale. Faruca Della Disobbedienza ne è un esempio; sonorità folk dal ritmo sostenuto interrotte dall’uso straniante sul finale del kazoo. I toni cambiano con Un Niente di Felicità, appassionato ricordo di un tempo passato costellato di oggetti così comuni da essere quasi un “niente”. Segue Sull’Ultima Vertebra, pezzo che sembrerebbe fatto ad hoc per accogliere un testo il lingua francese anziché italiano. Con Anchora e D’Arteria le sonorità cambiano nuovamente, la fisarmonica si fa meno presente e la canzone scivola sul piano della sperimentazione Jazz e dei virtuosismi vocali di Meike Clarelli. Con Cuore Quantico e Balkan Graffiti non è possibile tenere lontana l’immagine de Il Tempo Dei Gitani; i turbinii di chitarra e contrabbasso si mischiano agli sbuffi della fisarmonica, al kazoo lagnoso. E’ la polifonia degli strumenti uno dei punti di forza del disco unito alla sapiente stesura dei testi che fa di ogni traccia una storia. La voce di Meike Clarelli è pulita, ben modulata e espressiva in certi passaggi richiama una giovane Nada. Oltre a lei (voce, kazoo, chitarra e diamonica), La Metralli sono Matteo Colombini (chitarra semiacustica ed elettrica), Marcella Menozzi (chitarra acustica ed elettrica), Serena Fasulo (contrabbasso). Del Mondo Che Vi Lascio è il risultato di un lavoro di due anni, un percorso articolato quasi filologico nel recupero delle musiche popolari contaminate da tensioni elettriche.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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