Undici anni fa i tedeschi Lali Puna pubblicavano Tridecoder. L’album inaugurava il catalogo della Morr music, etichetta che avrebbe contribuito in maniera sostanziale a diffondere il verbo della cosiddetta indietronica in ambito underground. In occasione del concerto tenuto dalla band al Locomotiv di Bologna, occasione per presentare i brani del loro ultimo Our Inventions abbiamo incontrato la cantante e leader Velerie Trebeljahr che si è dimostrata incredibilmente gentile e disponibile nel rispondere alle nostre domande. Intervista di Federico Fragasso e Michele Baldini; Foto di Sara Attanasio
Dall’ultimo disco (Faking the books, pubblicato nel 2004) sono passati sei anni. Quali sono le ragioni di una così lunga attesa?
Si è trattato principalmente di impegni personali e professionali. Io e Markus (Acher, basso/chitarra/synth) abbiamo avuto un bambino. Lui nel frattempo ha anche registrato un album con i Notwist e poi è stato in tour per promuoverlo. I brani di Our Inventions in realtà esistevano già da molto tempo, alcuni avevo cominciato a scriverli subito dopo le registrazioni di Faking the Books.
In Italia siete conosciuti soprattutto grazie al brano Scary World Theory, presente nella sequenza di apertura de Le conseguenze dell’amore. Conoscete il film? Avete mai preso in considerazione l’idea di comporre musica appositamente per una colonna sonora?
Sappiamo dell’esistenza di questo film, e in occasione di un concerto abbiamo anche conosciuto il regista Paolo Sorrentino. Tuttavia, dal momento che la pellicola non è stata ancora sottotitolata, non è mai stata proiettata in Germania e quindi non abbiamo avuto modo di vederla. La produzione ci ha anche spedito una copia della colonna sonora, ma non del film! Ho cercato la sequenza di apertura su youtube, quindi so di che si tratta. È una scena davvero impressionante, estremamente lenta e affascinante, specie se consideriamo che è stata girata in un unico piano sequenza. Comunque sì, ci piacerebbe sicuramente lavorare ad una colonna sonora in futuro.
La vostra etichetta, la Morr Music, ha contribuito a diffondere un genere che la critica ha battezzato glitch-pop o indietronica. Vi riconoscete in queste etichette? Come definireste la vostra musica?
Solitamente, per descrivere la musica dei Lali Puna, uso un termine molto generico come electropop. Riconosco che l’etichetta indietronica è piuttosto calzante, tuttavia quando l’abbiamo utilizzata per promuovere l’ultimo disco la critica sembrava contrariata. Ormai è un termine abusato, obsoleto. Eppure ce lo hanno affibbiato loro, non lo abbiamo certo inventato noi!
In opposizione a titoli come Scary World Theory o Faking the Books, piuttosto critici verso i mutamenti storico-sociali avvenuti negli ultimi anni, Our Inventions sembra riflettere un’attitudine più positiva verso l’esistenza. Il titolo si riferisce alle invenzioni del genere umano o a quelle del gruppo?
Si riferisce agli sviluppi tecnologici e a cosa questi abbiano apportato al genere umano… e naturalmente è inteso in senso negativo! I testi di Faking the Books li ho scritti nel periodo immediatamente successivo al secondo conflitto in Iraq, in concomitanza con il punto più basso toccato dall’amministrazione Bush. Riflettevano un mio giudizio politico molto critico, e probabilmente risultavano un po’ saccenti. Non me la sentivo di mantenere lo stesso approccio per questo disco. Il mondo peggiora di giorno in giorno, ma non ha senso continuare semplicemente a dire che così non va bene. Bisognerebbe saper proporre delle valide alternative, ma al momento non saprei cosa suggerire al riguardo.