Accennavate poco fa al lavoro in studio, com’è stato?
Fabio: siamo entrati in studio con un’idea dei pezzi molto precisa mentre in passato, ad esempio soprattutto con l’album precedente, siamo arrivati in studio con i brani ancora in fase molto embrionale e lì li abbiamo costruiti e composti. Il tempo trascorso in studio per “Dei cani” è stato quindi molto meno ma anche assai consapevole e ricco di spunti e aspetti interessanti dati proprio, anche, dalla collaborazione con Giulio Favero.
Affrontiamo l’annosa questione Baustelle: Le guerre, L’estate e L’inconsolabile sembra si avvicinino, per aspetti differenti, alle recenti produzioni del gruppo di Montepulciano. Che ne dite? Riferimenti comuni?
Fabio: I Baustelle hanno avuto il merito di aprire una porta in alcuni canali mediatici a chi scrive in un determinato modo per cui è naturale per chi ascolta avvicinarci a loro, tuttavia più che altro direi che sì, ci sono dei riferimenti comuni, parlo ad esempio dell’uso delle voci femminili in un modo che naturalmente vorrebbe avvicinarsi a quello di Gainsbourg. Io considero Francesco un ottimo autore di canzoni sebbene non abbia ancora avuto modo di ascoltare l’ultimo album, e non trovo il paragone fastidioso ma mi viene anche da dire che ad esempio L’inconsolabile l’ho scritta ancora prima che uscisse Amen.
Parlando appunto di riferimenti la domanda sorge quasi spontanea: sei, come verrebbe da pensare, un appassionato e filologico amante del cantautorato italiano? Quali sono stati i tuoi ascolti mentre scrivevi “Dei cani”?
Fabio: Ascolto pochissimi cantautori e mi dedico in realtà a cose completamente diverse, durante la lavorazione del disco un certo punto avevo fatto un voto: ascoltare solo dischi del 1975, mio anno di nascita, ma ho lasciato perdere velocemente perchè non è stata una grande annata. Le cose che mi hanno catalizzato in questi anni sono state poi in realtà delle influenze trasversali cioè non esplicitate nei suoni di Dei cani. Penso a Bitches brew di Miles Davis, ai Parliament-Funkadelic, cose che mi hanno aiutato nello snodare alcuni aspetti relativi proprio al lavoro in studio.
La scelta dei pezzi da inserire in quest’album è parsa abbastanza travagliata, sono presenti Gli anni dell’università e Gli amori di gioventù, canzoni che eseguivate live già da anni e sono stati esclusi brani come Tu la ragazza l’ami? che avevate già diffuso all’inizio dell’estate; c’era poi un bellissimo brano, La distanza, che avete presentato dal vivo la scorsa primavera e purtroppo non è stato inserito. Come avete scelto? Farete Ep, come in passato, degli esclusi?
Fabio: Per quanto riguarda La distanza la versione ufficiale è che non ci sembrava, alla fine, calzante all’interno della scaletta mentre quella ufficiosa è che non eravamo soddisfatti di come ci veniva e quindi per il momento abbiamo deciso di lasciarla fuori, la pubblicheremo sicuramente come abbiamo fatto con Tu la ragazza l’ami? che poi analogamente non abbiamo inserito nel disco. É un pezzo che abbiamo tenuto lì, sicuramente ne faremo qualcosa.
Matteo: Come spesso capita avevamo parecchio materiale su cui lavorare, Fabio aveva scritto molti brani. Ci siamo resi conto solo alla fine di cosa volevamo inserire e cosa no, ad esempio Il tuo carattere e il mio all’inizio era un brano che non avevamo dato come certo nella scaletta e poi invece abbiamo inserito. Un pezzo come L’amore al tempo del kerosene invece lo abbiamo inserito subito in scaletta, era il pezzo paradossalmente meno modificabile all’inizio ma che invece poi alla fine accostandolo agli altri pezzi ci sembrava non andasse granchè e ne abbiamo modificato quasi totalmente l’arrangiamento. Questo per dire che poi tutte queste scelte formali e di ordine le facciamo quasi sempre alla fine.