Ascoltando i vostri tre album sembra esista un solo unico filo narrativo conduttore, quello che si rifà al vostro nome che viene da “Non voglio che Clara si sposi” e si arricchisce poi di quelle “esclusività, negazione e volontà” di cui parlaste per raccontare cosa esiste dietro la figura femminile che anima i vostri testi. “Dei cani” invece, sembra il disco del “dopo”, della rabbia e del dolore anestetizzato perché lei ormai è troppo lontana e lui quasi non riesce nemmeno più a soffrire.
Fabio: Mi stai facendo un gran complimento perché questa continuità che tu identifichi e che io credo che esista in questo progetto è quello che amo e cerco nella musica, nella letteratura e nel cinema, che questa storia sia vera o no non è importante per nessuno, ciò che conta è la capacità che uno può avere di dipingere dei quadri che assumano un senso non soltanto formale ma anche appunto narrativo. Sicuramente racconto la storia di una persona che si sposa e che se ne va e poi a molti pezzi naturalmente possiamo trovare molti piani interpretativi. L’autobiografismo è soltanto una componente, non importa quindi se la storia che racconto è la mia o io l’ho solo inventata o riprodotta in quello che sto facendo.
In L’inconsolabile dici “mi consola che nessuno in questo secolo ami qualcuno”, analisi acuta e realista? un appiglio?
Fabio: Sì sì, un appiglio di certo, una frase ironica, una sorta di autoconsolazione, vedo come vanno le cose in giro, alle altre persone, e tutto sommato in questa cosa posso trovare, sebbene solo apparentemente, una qualche forma di consolazione.
Nei tuoi testi il grande cinema è sempre presente, penso ai riferimenti a Notorious di Hitchcock, ad Hannah e le sue sorelle di Allen, e poi nomi come Cary Grant, Michael Caine e altro ancora fino a Il dramma della gelosia film di Scola del ’70 in “Dei cani”. Qual è il tuo rapporto col cinema?
Fabio: Mi piacciono, come ti dicevo, le storie, amo i film in cui c’è prima di tutto una storia, non sono un esperto, sono un cultore distratto, Woody Allen e Hitchcock li amo molto. Probabilmente ascoltando i testi si potrebbe pensare che io sia molto più preciso di quanto non sia in realtà nei confronti del mio amore, innegabile, per il cinema. Il pop è quando uno riesce a trasferirti un’emozione o un contenuto raccontandoti una storia. In questo senso quindi devo dire che per me il cinema è ispirazione narrativa.
Qual è il vostro pezzo preferito dei Non voglio che Clara?
Matteo: a me di questo disco piace molto Secoli, e ritengo di essere l’unico (ride)
Fabio: Io di quest’album dico La stagione buona e in toto direi… In un giorno come questo.
Fabio, sei considerato uno tra i migliori autori contemporanei di testi italiani, chi apprezzi tra i nuovi?
Fabio: Beh, il mio preferito è Mario Pigozzo Favero con i suoi Valentina Dorme, per me direi che viene praticamente subito dopo De André (ride serio), trovo molto bravo Alberto Muffato (Artemoltobuffa) e credo che tra i nuovi Dente sia capace e raffinato.
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