venerdì, Novembre 15, 2024

Lapingra – Salamastra (Aoisland Production, 2011)

Cori da sirene, gufi miagolanti, mondi racchiusi nella propria snowglobe, suoni che sembrano usciti da un libro di Andersen. Questo e altro troverete – siori e siore – in Salamastra, album di debutto dei Lapingra. Salamastra è l’animale guida del viaggio in dodici tappe degli isernini Angela Tomassone e Paolo Testa. Tuttavia, definirli un duo sarebbe limitativo, dal momento che alla realizzazione del disco hanno preso parte più di una decina di collaboratori, fra musici e coristi. Il brano Whop! (giusto per citare un caso fra tutti) è stato interamente eseguito dalla Gentelmen’s Land Airlines Big Band, ovvero un ensamble di quindici persone. Un cabaret musicale che in alcuni punti richiama a quel gran saloon che racchiude il pop psichedelico di Beatrice Antolini, Jennifer Gentle e le esecuzioni alla Denise. L’uso di strumenti non convenzionali, il più delle volte imprecisi e fruttuosamente “grezzi”, sta alla base delle sonorità dei Lapingra e nonostante gli arrangiamenti dell’album possano avvalersi del supporto di archi e fiati, la presenza di melodie dream pop fa da padrone. E del resto i richiami ad un mondo evanescente ed onirico compaiono nel corso dell’album come un vero e proprio catasto tanto da portare ad un solenne Basta con questa fantasia! sulle note di Der Blaue Angle. Le canzoni alternano suite a più voci degne dei più assidui beoni delle locande fiabesche (Whop!) a incursioni recitate (il finale di Run Atreyu, In Tiber Biber, la chiusa di Put Them In a Box), pezzi molto orecchiabili e ballabili come This Is Not A Test e Solo Un Disegno Circolare a passaggi cardiaci come in Miracles. I Lapingra si lanciano in un progetto rischioso poiché lavora su una materia da manipolare con cura: quella del casareccio e del gusto per l’imperfezione dell’attrezzatura, scelta che potrebbe risultare anacronistica visto che giunge in un momento in cui il piacere per la rifinitura da post produzione è tanto necessario quanto, talvolta, posticcio. Nonostante ciò, i Lapingra riescono a strutturare  un album in stile Parnassus perché alla pari del film del 2009, realizzano un disco fatto di illusioni, capace di provocare suggestioni fantasiose, surreali e con un certo sapore naif.

 Lapingra su myspace

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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