Sanguigni e corali come la loro terra d’ origine (puglia), più europei per vocazione, come la loro terra d’adozione (l’Emilia). I leitmotiv propongono questo loro terzo lavoro studio dal titolo L’audace bianco sporca il resto, che poi è il loro primo Long Playing e che vede la produzione artistica di un nume tutelare come Amerigo Verardi. Si diceva che il quintetto indiefolk in questione ha pescato nel mazzo diversi tratti tipici della musica meridionale, in particolare del “tacco d’Italia” d’ultima generazione, come il respiro melodico in toni minori (alla Negramaro), l’uso inaspettato di rappate alla Caparezza, l’ecletticità dei Marta sui Tubi, citazioni della tradizione locale abbinadoli ad attitudini new wave, condite (forse eccessivamente) di polilinguismi, che sanno molto di Noir Desir. Ci mettono pure del loro, con testi non superficiali, una bella gamma di rumori di fondo e un’elegante scala cromatica che arricchisce, in maniera decisiva, tutto l’ album. In conclusione, può essere il loro momento, senza attendere troppo però. Il progetto si pone infatti a metà strada tra il nazional popolare ed il colto, e si sente in agguato una deriva verso una delle due sponde. Appare quindi giusto incoraggiarli, proprio ora che gli occhi di molti addetti al settore sono puntati sulla scena salentina e prima che voltino il loro sguardo altrove.