Sembra che nascere musicisti in Canada sia come nascere biondi nei paesi scandinavi: viene naturale approcciarsi alla musica, senza schemi preconcetti, senza divisioni tra noi e loro, divertendosi a mescolare culture e a cucinarle attraverso uno stile che identifica proprio la nazione Canada (sui processi identitari di un paese coloniale e post-coloniale come il Canada ne parliamo anche qui). Non sono tenuto a farvi esempi, ma se esistono gli Arcade Fire e i Godspeed You! Black Emperor vorrà dire che una qualche equazione c’è, non è solo frutto del caso. Eccezion fatta per gli innovatori, la nazione della foglia d’acero rimane comunque una fucina di gruppi da livelli artistici ben al di sopra della media, anche quando scopiazzano il più classico hard rock e garage, c’è da rimanere basiti di fronte al risultato. Il collettivo Black Mountain rientra in questa tipologia: i cinque di Vancouver hanno riportato in auge, in tempi non sospetti, quello psych-hard rock di matrice prog in tempi in cui ancora l’indie imperversava alle radio e poteva ancora definirsi musica alternativa. L’esordio del 2005 suona lo-fi e suadente come Lemmy ai tempi degli Hawkwind e oscuro come i primi Black Sabbath. Pesanti, cavernicoli e decisamente fuori dal tempo: così fuori dal tempo da essere anticipatori di tendenze, e si guardi all’attuale panorama edito dall’etichetta Jagjaguwar per vedere meglio chi aveva ragione sulle mode. Nel repertorio dei Black Mountain Druganaut e Set Us Free sono il versante mistico, No Satisfaction invece depreda i Velvet Underground, Faulty Times scala le vette psichedeliche dei Pink Floyd con una marcetta alla White Rabbit. Tra questo esordio ed il successivo In The Future, com’è buona norma nei collettivi e non nelle formazioni più compatte, nascono progetti che durano il tempo di una sessione di registrazione: rinascono i Pink Mountaintops (qui si è parlato di Axis of Love e qui di Outside love) embrione della montagna nera comandato dal cantante Stephen McBean, si creano i Blood Meridian di Matthew Camirand e del batterista Joshua Wells. Proprio quest’ultimo, perno determinante del suono dei Black Mountain, decide di allearsi con l’altro segno peculiare della band, la cantante Amber Webber, per dare vita nel 2007 al progetto Lightning Dust. (Continua nella pagina successiva…)