I Love Inks non vivono in questo secolo, vivono in quello precedente, a cavallo tra gli anni ’70 ed i primi ’90. D’altronde, la loro pagina Tumblr parla chiaro: tante bellissime opere d’arte lomografiche che ci riportano indietro, nel tempo in cui la loro musica avrebbe avuto un largo seguito. Adam, Kevin e Sherry, questi i loro nomi, “suonano” (e ci teniamo a sottolineare questo verbo) un genere musicale minimale, nel disco presentano dieci brani che si svolgono su tappeti ritmici mid-tempo, scanditi da convenzioni dance. Prima di tutto dobbiamo ammettere che E.S.P. è un lavoro da ascoltare su vinile, poiché soltanto ripercorrendo i “solchi” musicali degli anni in questione, possiamo renderci conto di quanto rispetto ci sia per “l’originale”, da parte di questi tre ragazzi di Austin (Texas). Il primo singolo, Blackeye, arricchisce il ritmo mid-tempo col suono futuristico di quel Moog Satellite tanto caro a Vangelis, affondando la durezza ritmica nel dolce alternarsi di alcune note di chitarra elettrica. Wave Goodbye è il biglietto da visita dei Love Inks, voce suadente su drum-machine sincopate, 1:53 di violenza goduriosa che funge da antonimo alla sostanza dreamy della finale Too Late, miele amaro disavvezzato a qualsiasi sentimentalismo. Stesso rimuginare, trasferendo il proprio dolore nel rimpianto, lo troviamo in Leather Glove, peccato che a noi piacciano di più le note “chinese ’80s” di Can’t Be Wrong, dove la voce di Sherry diventa quasi una suggestione capace di lenire la secchezza del basso selvaggio. Skeleton Key è una ballata convulsiva, a tratti eterea e mai perfetta nel cantato che fatica a mantenersi sul giusto binario, un’incertezza vocale però piacevole. Down And Out e la successiva Too Wild si devono arrendere alla traccia successiva: Rock On, di David Essex, la quale, perso il ritmo quasi visionario dell’originale e l’orchestrazione nell’interlude, mantiene comunque quel lato nefasto che l’ha sempre contraddistinta. In My Dreams, l’episodio più disteso del disco, è una doverosa boccata d’aria, dopo aver trattenuto il respiro col dinamismo e la se(n)sualità delle tracce precedenti, si rimane colpiti dalla sua delicatezza. I Love Inks sono una piacevole sorpresa, senza troppi espedienti sono riusciti a pescare dal passato, caratterizzando un sound genericamente retrò con un loro personale sigillo, cosa che fa loro onore. In effetti, non si può chiedere di più da un gruppo che fa musica trascendendo qualsiasi tendenza del momento, se non dieci tracce scorrevoli – come quelle proposte in E.S.P. – che colpiscono per la propria semplice ma geometrica perfezione, peculiarità che li allontana quindi dai loro compagni di etichetta, il singolare progetto Dum Dum Girls, seppur anch’essi dediti a ritmi ballabili conditi con liriche intelligenti.