I Lovvers sono una giovane band, formatasi a Nottingham un paio di anni fa, in costante ascesa all’interno del mondo indie britannico come testimonia l’uscita per Wichita di questo EP. Il sound proposto dagli inglesi si pone sulla scia tra il lo-fi ed il noise dei gruppi d’oltreoceano come Abe Vigoda, No Age e Times New Viking. Nei 13 minuti di “Think” sono poi aggiunte massicce dosi di hardcore post-77 (di scuola Germs) e garage punk, dove possono forse essere viste le poche influenze “casalinghe” attribuibili in particolar modo all’epopea di Billy Childish.
Il risultato non è però all’altezza delle premesse, al termine dell’ascolto ciò che rimane è poco, i 7 brani sembrano scivolare via come esercizi di non-stile, ricerca di rumore e sporcizia fine a sé stessa priva di un minimo di originalità e del fuoco rock’n’roll che dovrebbe essere alla base di produzioni di questo tipo. Le variazioni stilistiche tra canzone e canzone sono ben poche, il ritmo rimane sempre sostenuto con il connubio tra chitarre sgraziate e voce distorta in primo piano, con alcune semplici divagazioni, per esempio quelle verso il rockabilly in alcuni passaggi del brano di apertura, “Human Hair”, e in “The Kids (Laugh Out Loud)” o l’alternarsi di ritmiche tra surf e quasi hard rock che contraddistingue “No Fun” (titolo da evitare se si ha a che fare col garage, per non scomodare paragoni con re Iggy e gli Stooges, che a distanza di 40 anni risultano ancora più innovativi e abrasivi). Nulla che comunque possa essere visto come un lampo di estro o audacia in grado di risvegliare l’attenzione.
Probabilmente, per ora, è la dimensione live quella più congeniale al gruppo inglese, secondo quanto riportato da entusiastiche recensioni apparse in rete; per una crescita a livello compositivo e produttivo c’è ancora tempo.