E’ un mondo parallelo che cerca di conservare l’intangibile purezza della memoria quello descritto da Lucia Manca, giovane cantautrice Pugliese all’esordio sulla lunga distanza dopo un’ep datato 2007 che già dal titolo, Sospesa, anticipava lo stare a metà tra realtà immaginata e sentimenti esperiti. E’ uno stato di passaggio che non si esaurisce sul piano delle liriche ma si allarga a tutte le scelte produttive condivise con Giuliano Dottori, le cui alchimie leggere mettono insieme un tappeto sonoro che sembra collocarsi tra il pop cantautoriale italiano di matrice classica e un’aura folk quasi fiabesca che rimanendo sullo sfondo, trasmette il calore di una session per luoghi raccolti. Tracce come Dea, Incanto, Giochi Ancora, pur nella loro diversità descrittiva, hanno una coesione sonora e timbrica che a tratti rimanda ad un passato fuori dal tempo, con quelle intrusioni del piano Rhodes, con la lieve incisività del Glockenspiel o con la programmazione delle tastiere che sembra alludere ai suoni di un Mellotron. In fondo il lavoro di Lucia indica quasi sempre, anche con la qualità della sua voce, uno spazio vuoto, una distanza incolmabile tra immagine interiore e una realtà che gli stessi suoni sembrano desumere dai confini sfumati di un sogno; è una raccolta di canzoni la sua, che sintetizza con sicurezza molto del cantautorato Italiano degli ultimi anni (Benvegnù, Donà, lo stesso Dottori) e lo traduce in un racconto di intima semplicità.