Band formata dal sudafricano (recentemente trasferitosi a Padova) Stephen G. Trollip, con Sebastiano Ziroldo e Elio De Limone, i Manta Rays giungono all’esordio con questo full lenght omonimo edito da Garage Records in collaborazione con Go Down.
Siamo dalle parti del rock’n’roll, del Sixties sound, del powerpop e del surf: tutto ben suonato, ben prodotto, ben cantato e ben confezionato. C’è un certo gusto nel songwriting che permette di unire in modo piuttosto fluido giri ben consolidati di puro r’n’r con soluzioni melodiche vicine al gusto di gruppi contemporanei (Black Keys, Band Of Horses). Alla fine ciò che ne vien fuori è una forma di garage rock che suona pulitina e priva di guizzi che si lascino ricordare. Non fraintedete, il disco si lascia ascoltare con piacere ed ha pure una sua discreta ragion d’essere: il problema è che, eccezion fatta per le nostalgie da spiaggia di The Sad Surfer, per l’avvincente coda blues lisergica di The River Song, per l’aria kinksiana respirata in (Was It Worth) All The Tears I Cried e per il buon surf’n’roll della sporca (finalmente!) What You Say, il resto della selezione scivola via in maniera abbastanza indolore. Un po’ quello che è successo, per capirsi, con l’ultimo Mojomatics: 3-4 brani eccellenti, il resto appena sufficiente (per essere buoni). Il problema di fondo è che si sta raggiungendo, nel genere, un livello d’inflazionamento invero piuttosto preoccupante: ci sono molte buone bands (come nel caso dei Manta Rays) ma i nomi che realmente fanno la differenza sono ben pochi.
[box title=”Manta Rays – S/T (Garage Records, Go Down Records, 2012)” color=”#5C0820″]
Tracklist:
it makes me sick | you put a spell on me | the sad surfer | easy action | a long deep breath | the river song | it aint’ me | (was it worth) all the tears i cried | don’t call me up | what you say | nothing to hide | a little time |
registrato e missato al Garage Studio da Pagot Marco
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