Una bellissima confezione accompagna il cd di questo quartetto del verbano, profondo nord ovest. A garanzia del tutto una solida promozione Prom-o-Rama e un marchio di fabbrica Canebagnato Records, interessantissima etichetta milanese di recente costituzione, ma di assoluto valore, su cui c’ è da scommettere.
Ma parliamo dei Mauve. Giunti al loro secondo lavoro, a un anno e mezzo di distanza dal loro debutto con Sweet Noise on the sofa, portano a compimento un percorso di affinazione, sia di forma che di contenuti molto coerente, e di non certo secondario livello. Gli istinti noise e post-rock, sono ben racchiusi in una forma pop tutt’ altro che banale, seppur in certi momenti troppo indulgente nei confronti di effusive e languide atmosfere malinconiche, che richiamano ad ascolti più eighties (The Cure, Jesus & Mary Chain), ma che tuttavia non intaccano un’ alta qualità di scrittura e di esecuzione, e uno stile solido e personale.
I pezzi sono ottimamente arrangiati, seguendo precise alchemie, molto efficaci per quanto riguarda l’ impatto, diretto e al contempo profondo e molto persuasive, nel disegnare squarci di tedio pomeridiano, una sorta di senso di attesa indefinito ed incerto. La task force composta da Alberto Corsi, va detto non sempre impeccabile al canto, Carlo Tosi, Elda Belfanti e il nuovo aggiunto Matteo Frova trovano il loro ideale milieu per esprimere le proprie sensazioni e le proprie idee, che ci sono e sono fortemente espresse anche affidandosi a mani esperte come Christian Alati e Massimiliano “Bresa” Muzzarini, produttore il primo, arrangiatore il secondo. Giusto per fare una piccola nota critica va detto che a questo Kitchen Love manca il “pezzo dell’ estate”, e tutte le 11 tracce, più con lode che infamia, possono equivalersi. Da qui applicando il criterio della discrezionalità posso solo indicare le mie preferite che sono la strumentale Sean Connery, quella che più risente di influenze Shoegaze e l’ ultima, Last B, che invece assume una direzione più folk e notturna.