Tornano i Mauve, gruppo attivo dal 2005 e dedito a sonorità in bilico tra post rock muscolare, indie rock sghembo e chiaroscurale, dal mood notturno e lievemente psych. Nota di merito alla produzione, curata da Andrea Rovacchi; suoni ed atmosfere sembrano provenire, difatti, dai migliori studi di registrazione di New York o Chicago; segno, questo, che a livello di ingegneria del suono stiamo facendo passi da giganti (un altro esempio lampante sono le recenti produzioni di Giulio Favero). La musica dei Mauve ha evidenti rimandi a certe produzioni Blonde Redhead (l’iniziale, poi ripresa nel finale, The Solitude Of The Ship, o Summer Shade, che possiede andamento sinuoso e una notevole progressione finale), anche per l’uso della doppia voce maschile-femminile (quest’ultima di proprietà della batterista Elda Belfanti). Quando le soluzioni stilistiche optano per rimandi eterei vicini allo shoegaze, sembra di ascoltare i My Bloody Valentine di Loveless (Decay); il disco possiede comunque atmosfere mutevoli, come la spedita Ahab e Grassopher, indie rock robusto e dissonante, dall’andamento caracollante e dalla sfacciataggine noise, come sentir suonare i Sonic Youth infatuati dal pop periodo Goo. Un buon ritorno, questo dei Mauve, consigliato per chi ama le sonorità di matrice americana dalle ambientazioni oscure.