Mica Levi, in arte Micachu, è la stupefacente ventenne inglese che assieme Raisa Khan e Marc Pell, in arte The Shapes, ha esordito nel 2009 con Jewellery, album strano quanto popolare. Vale la pena di spendere qualche parola sul personaggio Micachu, è inevitabile notare come la collaborazione di elementi pop e d’avanguardia fosse intrinseca alla formazione della giovane Mica; figlia d’arte, ha cominciato a studiare musica a soli 4 anni, alla Purcell School si è occupata di viola, violino e composizione approfondendo quest’ultima alla Guildhall School of Music and Drama. Al contempo, Mica ha intrapreso la carriera di Dj e MC attraversando lo stato e ha realizzato il primo mixtape, Filthy Friends,in collaborazione, come da titolo, di amici musicisti delle più lontane estrazioni.
Solo nel 2008 mette su il progetto Micachu and The Shapes pubblicando due singoli per Accidental Records e dando inizio alla fruttuosa collaborazione con Matthew Herbert.
Questi i fatti, veniamo ai colori, Mica da buona next big thing, colleziona estimatori celebri come Bjork, appare su riviste patinate come Vogue indossando abiti firmati e informali. Mica è un personaggio, attitudine Indie, Pop, Elettronica, conclude la moda del circuit-banding con le più logiche conseguenze: strumenti ridotti all’osso, autocostruiti e artigianali dove non, addirittura, elettrodomestici, stoviglie, oggetti d’uso percossi con piglio creativo (in Italia sarebbe la chimera dei Verdena di Wow) vengono in mente le Cocorosie, è naturale e va da sé, si tratta forse di un universo compositivo meno ingenuo e soprattutto innovativo.
Mica concepisce la sua musica in maniera assolutamente singolare, lo spirito innovativo che le si attribuisce viene fatto risalire alla visione “sfocata, disorganizzata” dei generi e delle influenze della stessa artista inglese, i testi, afferma, si ispirano alla più spontanea percezione dei rapporti interpersonali, l’amore? Forse.
Nel maggio 2010 Micachu and The Shapes affrontano l’affascinante avventura di cui si scrive oggi, nel contesto dell’Experiment! festival a Kings Place si esibiscono assieme alla London Sinfonietta, orchesta già celebre per le memorabili collaborazioni pop, ma questa è una situazione ben diversa.
Generalmente alla London Sinfonietta viene richiesta da pop e rock band la composizione di inserti emotivamente intensi in una forma canzone già stabilita, con il trio inglese, invece, il processo è stato completamente diverso, Mica e compagni hanno composto frammentando e decostruendo i brani del debutto, intreccando così strattamente i “pattern” alle composizioni dell’ensamble da non ricostruire neppure una singola canzone. Il risultato è un’opera completamente nuova, originale e coesa, la stampa inglese, entusiasta, si cruccia solamente dell’approccio errato del pubblico classico, l’informalità dell’incontro non è stata perfettamente compresa, il danno è limitato.
Ecco allora la formazione ibrida di Mica sublimarsi e possedere un palco che riflette lo spirito avanguardistico passando per la fase colta, matura, del movimento industriale come per le dissonanze di European Son (Velvet Underground rievocati in Everything). C’è di tutto, è ipnotico e intenso, c’è il piglio meditabondo e rituale di State Of New York, l’atmosfera drammatica di Unluky, regna il rumorismo (anche Fraks e Medicine Drank), molle e suadente Average, quasi Thrip-Hop classico, malinconica e affascinante Fall, brano che introduce la cavalcata emozionale della splendida Not So Sure impreziosita da contrasti che definirei termici, i Tuxedomoon che sperimentano con il post rock o qualsivoglia altra celestiale amenità.
Chopped and Screwed è il disco nato da questo incontro (fissato anche nel documentario reperibile in rete), un album interessante, dal materialismo esoterico che lascia con un solo rimpianto, accade in più passaggi di sentire un certo distacco da questa mirabile cosa pregiata, allora si fa certezza il dispiacere di non aver potuto assistere a un concerto che, vibrando, avrebbe detto tutto.