Le miniature sono in origine opere di fattura artigianale, piccolissimi disegni che decorano la lettera iniziale dei manoscritti. Come per il nome d’ispirazione, il duo formato da Silvia Caracristi e Gabriele Pierro tenta di introdurre opere magistrali con piccoli ritratti, in questo caso le prime sono canzoni che hanno fatto la storia della musica (con una leggera virata sugli anni ’80 pop, che devono aver plasmato le giovani menti dei due) e le ultime sono cover minimali e acustiche. Basti scorrere l’elenco degli strumenti utilizzati per avere un’idea di cosa ci aspetta: glockenspiel, toypiano, rhodes, ukulele, percussioni varie (che nei video si scoprono essere le più disparate, da racchette anti zanzare a scatole di cartone). L’idea alla base non è così originale, anzi, è deliberatamente presa dall’esempio americano dei Pomplamoose, anche qui un duo dedito a scardinare e reincollare canzoni note, caratterizzate da video quantomeno curiosi. I Pomplamoose hanno aperto la strada dell’indie pop legato alle cover, le Miniature devono allargarla, questa strada, per farla corrispondere al loro modo di interpretare le cover. Metodo che vuole riportare in una certa logica le canzoni scelte non a caso. Come Anarchy in the UK, che considera l’anarchia più come la religione politica praticata da migliaia di persone a inizio Novecento piuttosto che il caos creativo dei tardi seventies, grazie allo spensierato mood con gli inserti in stile R.E.M. Ecologici di Lifes Rich Pageant, oppure la tensione che si respira in The Final Countdown, senza alcun orpello pacchiano. Johnny B. Goode ritorna a suo modo blues, mentre Black Dog rimane incompresa e non riuscita. Virtual Insanity vira sul jazz, con l’instabilità mentale che caratterizza i geni di questo genere (sia le persone dotate di genialità, che le parti di codice genetico). Idioteque non lascia scampo, il glockenspiel rappresenta le voices in my head e l’era glaciale in arrivo, tanto da spaventare. Non sembra, ma un corredo di strumenti come questi può riuscire ad inquietare. La malinconia di fondo traspare, come la musicassetta di chi sceglierà l’edizione speciale di questo disco: usata e rinnovata per l’occasione, ma segno dei tempi che scorrono e non torneranno.