I fiorentini Miranda sono ormai una realtà consolidata sulla scena indipendente italiana. Forti di una esperienza quasi decennale, giungono al traguardo del terzo album e segnano l’ennesima tappa di un percorso stilistico in continua evoluzione. Growing Heads Above The Roof è più asciutto ed essenziale del suo predecessore Rectal Exploration, porta avanti gli esperimenti sonori iniziati su pezzi come Monosexfiles e proseguiti con lo split del 2007 assieme ai canadesi Creeping Nobodies ( qui in un vecchio Podcast realizzato in tempi non sospetti da Indie-eye.it in collaborazione con la band Canadese). Fin dal primo ascolto risulta evidente l’attenzione prestata alle dinamiche ritmiche, nonché il ridimensionamento subito dalla chitarra all’interno dell’economia dei ruoli: presente il più delle volte sotto forma di campionamento, lo strumento rock per eccellenza è qui affiancato in misura decisamente maggiore che in passato da sintetizzatore, sampler, effetti vocali e altre mille diavolerie elettroniche manovrate dal frontman Giuseppe Caputo. Il nuovo corso è evidente fin dall’apripista Blow Off, guidata da un synth impazzito alla Suicide e sostenuta da una devastante base ritmica. In Furry Guys Looking For A Flat Girl e I’m Your Guido la componente funk del sound si fa più marcata: il basso di Piero Carafa macina groove ossessivi ma i ritmi si mantengono sghembi e mai banali, grazie anche al grande lavoro di Nicola Villani dietro le pelli. Altrove è la trance più ipnotica a prendere il sopravvento e ne scaturiscono lunghi mantra come la declamatoria …From The Left Side of My Ass/Head, caratterizzata da un synth grasso e pulsante, o le oscure Got A Camper In My Head e Red Block, che ricordano tanto alcuni esperimenti dei Liars quanto le litanie industriali dei This Heat. Le due anime del gruppo si coniugano perfettamente su Head Growing, uno degli apici dell’intero disco: tribale e caracollante, groovy e minacciosa, squarciata da geniali campionamenti di chitarra ed esplosioni di rumore bianco. L’ennesima grande prova per i Miranda ed una conferma del loro talento, se mai ce ne fosse stato bisogno. Imperdibili anche dal vivo.