Ci sono dischi che possiedono tutti i requisiti per essere dei buoni – se non ottimi – lavori: il debutto omonimo di questo power trio pisano è sicuramente uno di questi. Ottima tecnica, tiro e potenza esecutiva, buoni riferimenti stilistici (scopriremo più avanti quali), efficace produzione, secca e d’impatto. Eppure, c’è qualcosa che non va. In primis il cuore melodico delle canzoni: è come se la band fosse molto focalizzata sull’esposizione dei propri muscoli – che, è bene ribadirlo, sono ben allenati e unti il giusto – a discapito del necessario lavoro sulle armonie, che risultano deboli se non proprio assenti. Per cui, ascoltando l’album, si rimane piacevolmente stupiti per i brani ricchi di vorticosi saliscendi, tempi dispari, chitarre dissonanti e sfuriate chitarra-basso-batteria che stanno tra il noise dei Jesus Lizard e il post hardcore degli At The Drive In, riletti con gli spartiti dei nuovi eroi nazionali (leggi Il Teatro Degli Orrori), ma tutte queste belle cose vengono inevitabilmente svalutate dalla mancanza d’idee in fase compositiva. Altra nota dolente i testi: godanismi fuori tempo massimo che ormai non si permette quasi più nessuno.
Diego Ruschena: voce, basso | Daniele Serani: chitarre, urla | Andrea Ghelli: batteria, cori | registrato e missato al REDROOM STUDIO da Edoardo Magoni