E’ uscito ieri il quinto album di Moltheni, a dieci anni esatti dalla morte di Lucio Battisti. Coincidenza, senz’altro, ma i segreti del corallo flette la scrittura di Umberto Giardini verso una forma intima e visionaria che ha più di una suggestione con l’universo Battistiano, l’evocazione di una visione affettiva e interiore assume toni crepuscolari e racconta di assenze e apparenze; qualità che non si limitano all’intarsio dei testi, attraversati da un ermetismo aperto che invece di occludere risuona nella molteplicità combinatoria dei significati, ma trasforma in modo sorprendente anche la consistenza timbrica delle parti strumentali, infiammate da un astrattismo essenziale e ricco allo stesso tempo. Si potrebbe ascoltare a ritroso, partendo dalla bellissima L’attimo Celeste, brano che affronta una dimensione visionaria con la scomposizione delle parti strumentali, piano e chitarra riproducono cerchi ossessivi e disegnano quel “meravigliosamente mi moltiplichi”. Ma qui eravamo prima dell’apocalisse e dobbiamo tornare al principio; Vita Rubina è costituito da pochi elementi e se l’eco è quella degli ultimi lavori di Moltheni c’è una corrosione oscura più dolorosa che reagisce come chimica sulle parole, trattate come in un processo di produzione dell’immagine fotografica scorrono in una camera oscura di ricordi e trovano specchio in un tetro incedere strumentale, sostenuto sullo sfondo dalla tenerezza del wurlitzer. Intimamente Battistiano allora, perchè non si tratta di una somiglianza compositiva tranne che per piccole allusioni in Ragazzo Solo, Ragazza sola e nella spaziale e immensa Verano, ma strettamente poetica, dove il lavoro lirico tratta gli strumenti come elementi del discorso, una scelta sempre più rara e che diventa fortemente politica proprio dal momento in cui questo aspetto sembra tagliato fuori dalle nuove composizioni di Umberto Giardini; è l’identità moltiplicata nei corpi e nelle rifrazioni di una vita intera, la ricerca personale come unico atto politico davvero possibile perchè “nella trasparenza vedo la mia origine”. Ciò che si racconta, ridotto ad una dimensione privata e insondabile, ma soprattutto, come lo si racconta.
Errata corrige: L’album di moltheni non è uscito il 10 settembre, deve ancora uscire e tocca aspettare il 10 ottobre, ce lo comunica l’associazione culturale ArteVox ( che si occupa del management di Moltheni). Salterebbe tutta la retorica della recensione, se leggete attentamente, ma facciamo finta di niente!