Non sempre il post hardcore migliore arriva dai palcoscenici angloamericani. I N.o.i.o.c ( Noise Institue Of Cividale) sono italiani, più precisamente friulani e di distese distorte di chitarre slegate e incattivite ne hanno fatto distintivo. La formazione che vede la luce nel lontano 1995 a Cividale pubblica Thousand Floors, il loro primo full lenght dopo una lunga serie fortunata di Ep. Le proiezioni sonore cavalcanti e le disinvolte aperture segnano l’architettura hardcore di nuova generazione che i ragazzi hanno saputo confezionare in questo lavoro che pare il capitolo che definisce una volta per tutte l’identità degli stessi. Che si tratti di un prodotto che può reggere il confronto con i diversi fautori del genere lo si intuisce da subito nei fraseggi chitarristici della Title track, un cunicolo ombroso di tensione ed energia in crescendo. Se si asseconda l’andamento regolare e musicalmente rigido delle dieci incisioni, è facile perdersi in quello che può sembrare un imbuto sonico compatto, un reticolo ben calibrato di alternanze che risuonano crude e decise. Questo aspetto di grande concretezza musicale lo si apprezza e riconosce in Solium e The Dream Of The Thousand Floors esposizioni che offrono la visione completa del fondale N.o.i.o.c., un panorama capace di elargire un brano come Upset . Questo autentico gioiellino post hardcore rappresenta l’espressione più matura e funzionale di Thousand Floors che sentenzia una sensibilità sonica valorosa, la testimonianza di un lavoro corale sincronizzato e maturo. La percezione di ruvidezza in questo progetto è amplificata dai lunghi fraseggi strumentali che determinano pause di registro che illuminano il tenore cromatico che altrimenti risulterebbe troppo scurito e impenetrabile. Questa raccolta energica di brani “urlati” e immediati risulta una buona prova di incisività e schiettezza, un accento sovversivo pronto a svegliare una letargia quasi forzata del panorama post hardcore indipendente italiano. I N.o.i.o.c si liberano in un prodotto che propone la facciata più “incattivita” e geometrica del rock, uno spigolo che punge e colpisce. Una bella realtà nostrana con lo sguardo rigorosamente rivolto al di là delle Alpi.