lunedì, Dicembre 23, 2024

Obits – Moody, Standard And Poor (Sub Pop, 2011)

È passato ormai qualche anno dallo scioglimento degli Hot Snakes, uno dei migliori gruppi garage a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, grazie alla carica incendiaria dei loro live e all’equilibrio grezzo dei loro dischi. Dopo la fine di quell’avventura Rick Froberg ha dato vita agli Obits, che giungono al secondo album con questo Moody, Standard And Poor, in uscita per Sub Pop. Cosa resta degli Hot Snakes in questa nuova formazione? Sicuramente l’impostazione garage di base rivista alla luce dell’hardcore, con una certa elaborazione nelle linee di chitarra. Tutto questo è però spinto maggiormente in direzione melodica, con influssi di matrice indie anni ’90, dai Superchunk in giù, e a tratti anche Paisley Underground, quando qua e là spuntano riferimenti al più tradizionale songwriting americano, riletto però all’insegna del rumore, come fecero per esempio i Dream Syndicate. I brani di Moody, Standard And Poor sono dodici per un totale di 35 minuti di musica: le canzoni durano quindi i classici tre-minuti-tre del rock’n’roll, il tempo perfetto per esprimere carica ed elettricità senza annoiare. A spiccare tra gli altri sono in particolare la prima traccia, You Gotta Lose, che apre le ostilità in modo più che convincente, tra ottime fughe rumorose e melodiche e un cantato sguaiato ma non troppo; la seguente I Want Results, più angolare e claustrofobica, ma ugualmente capace di trasmettere energia, con in più una bella coda psichedelica (che non fa mai male); Shift Operator, che a suo modo ha una certa epica rock, qualcosa di simile agli ultimi Black Angels con un tocco di noise in più; e ancora No Fly List, il pezzo più punk del lotto, che brucia in poco più di due minuti, e New August, che torna sulle piste battute dagli Hot Snakes. Il livello dei brani si mantiene sempre alto, dunque, grazie alla tensione generata in ogni occasione dalle chitarre sferraglianti e dalla sezione ritmica, sempre lanciata ad alta velocità, e alla buona vena melodica che riesce comunque ad emergere. In definitiva, una conferma quella degli Obits, capaci di trovare spunti originali in un genere che non sempre riesce ad offrirne.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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