Istituzione del noise/post fiorentino, gli OBO (acronimo di Oshinoko Bunker Orchestra) escono con il loro nuovo album, per Antidot/Stout, 43. Poco da aggiugere alla sequela di toni favorevoli che dalla loro formazione (il 2003) accompagna il progetto. E che, anche in questa occasione non si attarda ad esprimersi. Otto pezzi che, forse, alla luce delle nuovissime tendenze perde un po’ di freschezza, tuttavia, ampiamente compensata dall’ esperienza compositiva, e dalla sicurezza con la quale la band vi si approccia. Insomma, un punto fermo. Non più all’ avanguardia, ma pur sempre un caposaldo del genere. Una tenuta sia tecnica che atletica notevole, suoni e tempi calcolati al millimetro e uno sprint che, nonostante gli anni, non si affloscia. Impeccabile la produzione. Uscito anche in vinile, a garanzia di una tradizione volutamente ai margini, volutamente di culto, che certo non può non soddisfare i fans, e avvicinare generazioni a un esempio di concretezza e solidità (e coerenza) in tempi difficili per orecchi preziosi.