venerdì, Novembre 22, 2024

Of Montreal: Hissing Fauna, Are You The Destroyer?

Of MontrealHa visto bene la Polyvinyl, quando ha deciso qualche anno fa di investire su Kevin Barnes, musicista proveniente da Athens (GA) che già da qualche tempo imperversava nel sottobosco statunitense col progetto Of Montreal. Cinque album per altrettante etichette a partire dal 1999 fino all’interessamento della Polyvinyl, altro che Best New Music… nell’underground americano Kevin Barnes può vantare una militanza da veterano. Nel 2005 The Sunlandic Twins aveva finalmente imposto Of Montreal all’attenzione di pubblico e critica come una delle più interessanti promesse della scena indipendente e immagino quindi che Kevin Barnes abbia sentito una certa pressione mentre registrava questo nuovo Hissing Fauna, Are You The Destroyer?. C’era una certa attesa e Kevin Barnes si è preso il tempo di cui aveva bisogno, tra Georgia e Norvegia, per dimostrare a tutti di essere capace di trasformare le proprie melodie, il proprio genio pop, in un capolavoro che mettesse tutti d’accordo. E così è stato. Hissing Fauna, Are You The Destroyer? porta finalmente a compimento il suono e le intuizioni di Of Montreal, un improbabile quanto geniale mix di Beach Boys, Talking Heads, XTC e Prince in chiave indie-rock. Era parecchio tempo che un album non mi suscitava tanto entusiasmo, così al primo ascolto. Hissing Fauna, Are You The Destroyer? colpisce immediatamente, in virtù delle sue melodie contagiose ma non solo. Il pop deviato di Of Montreal ha qualcosa di del tutto particolare, qualcosa che non si percepisce subito in modo chiaro e distinto, ma che emerge in superficie a poco a poco: anche i brani più leggeri (“Suffer For Fashion”, “Heimdalsgate Like A Promethean Curse“) nascondono spesso una vena di disillusa malinconia. Come la lacrima dipinta sul volto del clown, le canzoni di Hissing Fauna, Are You The Destroyer? dissimulano il proprio spleen con il sorriso e l’ironia, rendendolo così più sensibile e toccante.
Ma non solo di melodia pop, per quanto efficace, si nutre il genio di Kevin Barnes. Più evidente in alcuni brani (eccezionale la cavalcata synthetica di “The Past Is A Grotesque Animal”) ma costantemente presente, un’altra componente fondamentale di questa sua ultima fatica è il gran lavoro svolto da Kevin Barnes in fase di produzione e di ricerca del suono. E forse è proprio questo il suo segreto: la capacità di far convivere in maniera così felice e naturale il piano d’ascolto più immediato, il suo lato più pop, con un piano d’ascolto più intellettuale, fatto di ricerca del suono e citazioni colte (Brian Eno viene omaggiato in più di un’occasione).
Merita una segnalazione anche l’artwork del formato cd, veramente curato, e per gli amanti del feticcio consiglio la versione vinilica: gatefold cover e quattro brani in più. In definitiva, un album semplicemente imperdibile. Senza tanti giri di parole, per quanto mi riguarda, al momento questa è sicuramente la migliore uscita del 2007.

Gigi Mutarelli
Gigi Mutarelli
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