domenica, Novembre 24, 2024

Onorato – Sangue Bianco (Lilium Produzioni, 2010)

Questo è un disco importante. Importante perché mette al centro la musica e al tempo stesso le parole. Importante perché per capirlo ed apprezzarlo non ci si può fermare ad un ascolto superficiale, bisogna scavare dentro ciò che Onorato ci vuole dire e anche dentro di sé. Importante perché non è fatto per piacere o per ottenere consensi da un pubblico definito, ma solo per dare voce a qualcosa che viene dal profondo. Importante perché non può essere ridotto ad appartenere alla classica categoria del cantautorato, né associato ad altre etichette passeggere.
Ma ancor più importante perché Giancarlo Onorato in questo Sangue Bianco parte dalla carne e dalla carnalità per librarsi verso l’assoluto, E parte dalla carne oggi, nel 2010, nell’età in cui il corpo viene visto come merce di scambio, senza alcun valore trascendente. Per farlo vola sulle ali di orchestrazioni impeccabili, basate principalmente su un pianoforte di ascendenze classiche, accompagnato di volta in volta da una miriade di strumenti e strumentisti (se ne contano ben venticinque tra i crediti dell’album). Le collaborazioni non si limitano però alla parte musicale: tre testi sono infatti frutto di adattamenti di opere di poetesse (Anna Lamberti-Bocconi, Else Lasker-Schüler e Paola De Benedictis), a dare un punto di vista anche femminile al disco, chiudendo un cerchio tra le diverse ed opposte parti dell’animo umano.
Riuscire a calarsi appieno nell’universo poetico di Sangue Bianco non è facile, ma più che mai appagante. Una volta entrati nel mondo di Onorato è possibile infatti apprezzare la pura bellezza che contraddistingue ogni brano: dalle atmosfere sospese e a tratti pinkfloydiane di Sasha ai ritmi più sostenuti de Il Carnevale dei morti, a cavallo tra Sudamerica e spigoli post-punk; dalla classicheggiante e a tratti oscura Else Lied, probabilmente la prova vocale migliore dell’album, alle trame di chitarra e organo de L’illusione di salvezza; dalla battiatesca e profondamente animale Il tuo venire al crescendo pianistico e poi di archi di Io ti battezzo; dalle lande notturne e con un occhio all’America (con tanto di steel guitar) di Un ragazzo speciale alla ballata senza tempo, con una melodia perfetta così come gli arrangiamenti, Il nostro fiero canto. Questo prima della degna chiusura, i cinque minuti di Reginebambine, con un testo che è più di una dichiarazione di poetica, uno sguardo sulla musica, sull’arte, sul mondo, un inno allo stupore e, ancora una volta, alla Bellezza.

Giancarlo Onorato su Myspace

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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