Operaja Criminale – Roma, guanti e argento (Psicolabel/Audioglobe, 2012) - Indie-eye

La produzione di Giorgio Canali, oramai garanzia di qualità, non poteva che conferire un piglio decisamente rock all’album di esordio del collettivo di musicisti romani messo in piedi da Matteo Scannicchio e Andrea Ruggiero. Di quel rock anni ’90 che così tanto aveva fatto bene alla scena italiana, con i CSI in testa. E, seppure il riferimento musicale risulti datato, l’effetto finale non è affatto retrò, anzi. Forse nostalgico dei bei tempi andati, ma solamente per un attimo. Un disco ricco di aggressività elettrica (E.C.G., nonché primo singolo dell’album, e Tremore #2 in testa) che lascia spazio anche ad oscure ballate (Grave e Torino), pezzi più scanzonati (come Fine Marzo, col ritornello da urlare ai concerti) e il Blues à la BSBE di L’ordine naturale delle cose. I testi, evocativi ed ermetici, non raccontano storie compiute ma creano immagini nitide e a fuoco, che se affiancate l’una all’altra danno origine a un idea generale chiara e coerente. I riferimenti, come detto, sono i grandi gruppi della scena italiana di fine secolo scorso come i Massimo Volume, da cui recuperano le chitarre lente ma grintose, o i primi Negrita. Anche se le concessioni alla melodia o l’utilizzo della voce richiamino, a seconda dei casi, Ligabue o le fatiche degli ultimi Timoria. Sobrio e genuino Roma, guanti e Argento lascia trasparire una forte esigenza comunicativa di partenza, un istinto potente che non viene lasciato a se stesso, ma filtrato attraverso una produzione intelligente e poco invadente che non snatura l’impeto iniziale ma lo indirizza verso il suo vero scopo.