Da Milano, più precisamente dalla fine di Viale Certosa (che dà il nome al disco), arrivano gli Orange, duo che propone un riuscito mix tra garage e indie rock, una specie di incrocio tra Strokes, White Stripes e, nei passaggi più sporchi, band come i nostri Mojomatics. Voce e chitarra sono di Francesco Mandelli, noto per essere volto di MTV (e anche dei film natalizi di De Sica…), che riesce a spazzare via i pregiudizi che il suo curriculum potrebbe generare lasciando spazio alla sua indole rock, coadiuvato perfettamente dal drumming di Enrico Buttafuoco. Il disco scorre via veloce e divertente, regalando trenta minuti di rock’n’roll quasi sempre con un buon tasso di adrenalina, con 2-3 brani più lenti per tirare il fiato e sperimentare un po’. Da una parte abbiamo così l’attacco alla White Stripes di “Susy”; l’amore rabbioso del lombardo “Fumagalli”, ucciso dai sentimenti che prova per una certa Valeria su una versione rustica degli Arctic Monkeys; il beat sporcato di garage di “Giacomino” e la tiratissima “CRDC PVRC”, deragliante verso il punk. Dall’altra invece “Mercury Drops”, con i suoi richiami a certe sonorità wave tornate in auge negli ultimi anni, “Certosa”, che cita i Pink Floyd con giovane sfacciataggine (forse troppa), o la ballata alla Pavement “CDE”, che porta con sé un finale trascinante. Il brano che spicca su tutti è però “M.N.E.N.Y.”, acronimo che sta a significare Milano non è New York. Melodia che ti rimane in testa al primo ascolto, testo furbetto sulla capitale lombarda e le sue derive post-yuppie e hipster, con citazioni per il socialismo anni ’80 (te la sei bevuta la Milano dai tempi di Craxi), oltre che per il Plastic e le sue serate London Loves (Comune e Polizia Annonaria permettendo, sia chiaro): in pratica l’aggiunta che dà ancor più sapore a un disco già abbastanza speziato. Bravi Orange.