domenica, Dicembre 22, 2024

Pat Jordache – Future songs (Constellation, 2011)

Sono sempre stato convinto che la creatività pura residui in ogni azione incoraggiata da urgenza e necessità. Non perché disdegni i metodismi preordinati o i pragmatismi a prescindere, ma perché a fatica, in questi, riesco a scorgervi l’innocenza dell’azzardo. Patrick Gregoire, aka Pat Jordache, già voce e chitarra dei Sister Suvi, deve sicuramente pensarla come me, visto l’esito di questo Future Songs che, sfrontatamente inconsapevole, sciorina arditezze degne della migliore antologia beefheartiana. A cominciare dalla prima edizione solinga della stessa release data alla luce su musicassetta esattamente un anno fa. Se poi, al postulato che fa di Islands ed Unicorns paradigmi assoluti del canadian weird, si aggiunge il corollario del valore della virtù primaticcia, non sarà difficile ricavare il totale della bontà di questo disco. E deve pur valere qualcosa armeggiare con certi tizi se ti metti a fare dischi. Lo ha infatti capito bene la Constellation ristampando (questa volta su cd) un album intenso, mordace, allucinato, sdrucito tra un riverbero fascinoso eighties e suoni che potrebbero, a ben vedere, essere testimonial di una qualunque software house e del suo ultimo ritrovato audio editing. Una impostazione vocale contrita e costipata tanto quanto uno sciame mantrico in fanatica adorazione che incombe su ogni traccia assuefacendosi a pattern malaticci di basso ed ipnotiche sequenze armoniche. Si parte con Radio generation, avulso inno psych in salsa Menomena per poi passare attraverso Get It (I Know You’re Going To) e Salt On The Fields, pregiati zirconi Latin Playboys. Phantom Limbs e Song 4 Arthur spingono dieci anni più avanti le adorabili reissue seventies di Gonjasufi proiettandoli nel bel mezzo di una reunion Joy Division. The 2 Step e ukUUU sono gocce di Chanel prima di andare a nanna o forse è un preparato alchemico casalingo. Che importa per stanotte basterà a vestirci della sua sola indiscutibile fragranza. Jordache non ha ancora il senso della misura ma è proprio questo ciò che ci attira come mosche!

 

 

Francesco Cipriano
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Francesco Cipriano classe 1975, suona da molto tempo e scrive di musica.

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