Un segno + (o meno) i napolish Pipers alla fine se lo portano a casa. Non perché il loro disco “No one but us” sia un’ esplosione del nuovo e del mai visto. Non perché il brit pop riscoperto alla luce degli ultimi assalti pop e demodé sia un genere sul quale puntare occhi e orecchi. Non perché le canzoni (11) presenti nell’ album racchiudano una tale bellezza ed esaustività da lasciare senza fiato. Non perché l’ artwork del disco (pure bellissimo) sia uno dei massimi esempi d’ arte contemporanea.
E infine non perché i baldi giovini siano tra i migliori in una sca[de(cade)]dente scena italiana post emergente. Ma perché, nel non essere tutto questo, spiccano, con un profilo professionale, di rara onestà e semplicità, in un panorama che offre troppi colori accesi, come una macchia grigio sfumato, che si lascia passare attraverso, con poche emozioni ma con estrema comodità.