Trio vicentino alla seconda prova sulla lunga distanza, i Polar For The Masses riescono a colpire nel segno con il loro “Blended”, mezz’ora carica di elettricità e nervosismo, capace di risvegliare lo spirito rock che pare sempre più sopito all’interno della scena indipendente italiana.
La base della visione musicale dei veneti potrebbe essere situata dalle parti dei primi Placebo, con la loro rivisitazione dei canoni wave e grunge; base su cui la band innesta però forti dosi di personalità e varietà, creando dieci tracce contraddistinte da richiami alle diverse anime ed incarnazioni del rock degli ultimi anni, senza passi falsi o momenti di noia.
In ogni brano si nota infatti un approccio alla scrittura trasversale, capace di ripescare e rielaborare suggestioni soniche varie, con cambi di tempo, stop & go e accelerazioni che arrivano sempre al momento giusto. Si passa così dall’intro marziale di “Nothing’s Wrong”, che si trasforma poi in una tempesta elettrica, alle veloci e ficcanti rasoiate di “Timer On The Head”, con chitarre alla Sonic Youth. Oppure dal connubio tra ritmiche quasi crossover (dalle parti di “Sleep Now In The Fire” dei RATM) e il ritornello più post-punk di “Ready To Play”, alla claustrofobica “Socks”. O ancora, dalla più solare e saltellante “The Duck” alla nervosissima “No Solution”, il brano più direttamente riconducibile a Brian Molko e soci. Finale con un altro paio di pezzi molto interessanti, forse i migliori: il primo è “Nightclubbing”, che pur non essendo una cover di Iggy Pop ha qualcosa del suo spirito decadente; il secondo è “Life Is Brilliant”, altro assalto valvolare che recita Storm is gone, life is brilliant. Verso contestabile: all’interno di tempeste come quella di “Blended” la vita sarebbe comunque brillante. Anzi, ce ne vorrebbe una al giorno.