Volteggia a mezz’aria il primo disco autoprodotto dai Postit. Il progetto acustico, formato da Massimiliano Ferrante (chitarre e loops), Silvia Pallafino (piano&synth), Domenico Claramella (batteria) e Daniele Marinelli (basso e elettronica), consegna a Nightjumper il compito di farci accomodare all’ascolto. Qualche flebile colpo di batteria apre la strada ai cordofoni e al loro fraseggio sciabordante come un onda, richiamando in certi passaggi A New Start (for Swinging Shoes) dei Giardini di Mirò. Suite acustiche interessanti in cui gli strumenti non si sovrappongono tra loro ma concorrono a creare un caleidoscopio musicale come avviene, per esempio, nel caso di Happy Hour grazie anche all’adozione di un più che efficace controtempo. Il quartetto di Campobasso riesce a realizzare un album di interessante post rock sebbene in alcuni passaggi perda di intensità e limiti parte dell’energia melodica (forse destinata ad esprimersi durante una performance live). Sei tracce che si snodano senza avvertire il peso della gravità e procedono per avamposti l’una in fila all’altra lasciando l’ascoltatore alle prese con la ricerca di un ancoraggio nel loro scorrere. Dopo un paio di ascolti è molto probabile che vi ritroverete con un’espressione mentale – e non – degna di quel “mumble” che titola il lavoro. E allora rimuginerete sui pensieri che Mumble vi ha infuso, chi coi nasi pigiati contro i vetri delle finestre, chi con le nocche piantate sotto il mento e i più fortunati con lo sguardo libero verso il mare. Mi aspetto questo da voi, quando finita My Crying Window premerete il tasto stop dei vostri svariati player. E tutto ciò non per scivolare in un lezioso e inopportuno romanticismo, quanto per lasciarsi stregare dalle suggestioni, più o meno pilotate, che Mumble sa stuzzicare.