Che i Radiohead avessero testa, oltre che cuore e orecchie, era cosa nota ma questa volta l’hanno pensata veramente bene. Il nuovo album esce o, meglio, si annuncia via web come un fulmine a ciel sereno: si chiamerà “In Rainbows” e sarà acquistabile solo on-line. Niente case discografiche, nessuna distribuzione, nessuna intermediazione. Basterebbe questo per riempire un articolo di tante considerazioni, ma c’è dell’altro. Puoi acquistare “In Rainbows” subito in versione digitale (mp3 a 160 kbps) con un’offerta libera (io ho messo 8 sterline, mi sembrava onesto), oppure puoi prenotare il disco che ti verrà spedito a casa dopo il 3 dicembre 2007, anche in questo caso, da subito, potrai scaricarne la versione digitale. Quello che io ho chiamato ‘disco’, i Radiohead lo chiamano ‘Discbox’ ed in realtà è un vero e proprio feticcio: due cd (il secondo con inediti), due 12” vinilici con artwork, booklet e tutto il resto (costo: £ 40). La novità è consistente e sta già suscitando una ridda di commenti sul web. I Radiohead non saranno stati i primi a scaricare una major e a voltare le spalle a tutto ciò che di fatto rappresenta la storia del mercato discografico… probabilmente però è la prima volta che a farlo sia una band di queste dimensioni. Fatto sta che a loro è toccato attualizzare e realizzare ciò che fino all’altro ieri era solamente lo spauracchio del futuro. Non mi azzardo qui a fare profezie sulle possibili conseguenze che “In Rainbows” avrà sul già agonizzante mercato del settore. Qualcosa succederà sicuramente e per un motivo molto banale: questa iniziativa avrà successo. Inevitabilmente. Non solo per l’entusiasmo con cui è stata accolta (basti leggere la recensione di quei mattacchioni di Pitchfork con il voto fai da te… 9,3 in realtà) ma soprattutto per la motivazione che più dovrebbe interessare e che invece in tutto questo rischia di passare in secondo piano… ebbene sì, c’è anche la musica e “In Rainbows” è un grandissimo album. Se “Hail To The Thief” peccava di un’eccessiva fretta nel voler tornare a un suono più chitarristico, i Radiohead oggi tornano a giocare col suono e si producono in dieci brani che mettono in scacco qualunque tentativo di rigida interpretazione dialettica analogico/digitale. Non ci si faccia ingannare dal secco beat elettronico vagamente d’n’b che apre l’iniziale “15 Step”, la voce di Thom Yorke accompagna e introduce a un suono morbido e rotondo fatto di bassi suadenti e corde di chitarra pizzicate, loop, synth e addirittura glicth. “Bodysnatchers” si apre con le distorsioni e i bassi saturi che già furono di “The National Anthem”, mentre la splendida “Nude” ci proietta nuovamente nella calda e malinconica dimensione di un suono fatto di cori, arpeggi, archi e samples suonati al contrario. Mi fermo qui, “In Rainbows” è un disco che resiste alle forzature dell’analisi e che mal si presta a una presentazione brano per brano. Scaricatelo e fatelo vostro. I Radiohead sono tornati a volare e non credo che ci sia molto bisogno di specificare quali altezze sono in grado di raggiungere.