Fare un disco post-rock riuscendo a dare un’interpretazione personale del genere oggi è alquanto raro. Proprio per questo i Replace The Battery meritano un plauso: il quintetto veneto nel suo esordio Daily Birthday si muove infatti con eleganza e grande padronanza di mezzi all’interno di suoni che negli ultimi anni sono stati sfruttati in lungo e in largo, con risultati che rifuggono la banalità e che riescono a colpire e ad accendere la fantasia dell’ascoltatore.
Qual è la ricetta che rende possibile questa, che è una vera e propria impresa per il 2010? Innanzitutto la scelta di un approccio trasversale al genere, con l’esplorazione delle varie possibilità espressive e delle varie strutture che hanno caratterizzato i grandi nomi, dagli Explosions In The Sky ai Mogwai, dagli Hood ai Piano Magic; poi una giusta miscelazione di questi elementi, con l’aggiunta di un tocco pop e di qualche retaggio shoegaze; infine, e non per minore importanza, una capacità di scrivere canzoni non indifferente, accompagnata da una perizia tecnica di tutto rispetto.
E dire che il brano iniziale, Ten Points, non lascia presagire quanto di buono verrà nelle sette tracce seguenti: è infatti eccessivamente dilatato, con un cantato fin troppo lagnoso e un uso dell’elettronica scolastico e, alla lunga, pesante. Già dalla seguente Against Choppers però cambia tutto, con un bell’intro caratterizzato da un drumming secco ed incisivo e da evoluzioni chitarristiche capaci di coniugare melodia indie e poesia post-rock. Evoluzioni che poi si dipanano con maestria per oltre quattro minuti, con intarsi ed accelerazioni sempre più coinvolgenti. Da qui in avanti ogni brano è espressione di idee e capacità: da Daily Birthday, in cui l’elettronica trova la sua strada al fianco di una melodia sognante, a Remember Me, con le sue atmosfere che ricordano i Piano Magic, tra claustrofobia e leggerezza; da My Bloody Sacrifice, col suo basso pulsante a sostenere un’intelaiatura wave, con tanto di synth, a Out In Space, che chiude il disco portandoci in orbita sulle orme dei Giardini di Mirò di Dividing Opinions.