Nel gergo toscano esiste una frase che con disarmante efficacia descrive qualsiasi situazione si sviluppi in un nulla di fatto: “Succede Una Sega”. Slogan? Manifesto? Più che altro la cornice ideale in cui inserire l’autoritratto laconico di un IO-bagnino-nel-deserto. I S.U.S., nella più classica delle formazioni, debuttano con un disco che riassume la prima fase del loro delirio, in cui convivono la primordiale attitudine punk-noise, il gusto per il ritmo di matrice funk, ballate swing e inserti cantautorali, il tutto improntato su un sound asciutto,ruvido, mutilato per scelta, nato dagli appassionati ascolti di CCCP, The Clash, Gang of Four, Nirvana, Afterhours, Rino Gaetano, Giorgio Gaber e tanto altro. Le parole assumono un ruolo cardine rincorrendosi e generando schizofrenici quadri di una realtà che diventa spontanea parodia di se stessa, messa a nudo da una tagliente curiosità che sbriciola qualsiasi pregiudizio in una moltitudine di fragili stereotipi. Vivere una delle tante province possibili senza indossare divise, compresa quella dell’outsider, può generare un continuo dibattersi tra sé e sé, un approccio disincantato eppure mai rigido, sgangherato piuttosto. È con questa peculiare attitudine che il trio si inserisce all’interno della nuova scena toscana (e non), condividendo palchi, e confrontandosi con gli amici Ka Mate Ka Ora, Samuel Katarro, Bad Apple Sons, Luminal, Baby Blue, Gioacchino Turù & V. Vermouth, I Davoli.
Dal 1 giugno 2010, sulle spiagge deturpate di brondiana memoria fa la sua comparsa “Il Cavallo di Troia”, l’esordio dei S.U.S.-Succede Una Sega: un dono a questo pazzo paese in crisi. Il bug del 2010. Testi in italiano intelligenti e pungenti, filastrocche futuriste, favole per bimbi svegli, frutto di un personale e originale punto di vista che abbraccia una musica diretta, punk-rock lontano dallo stereotipo del punk-rock di magliette a righe e creste puntute. Questo parto nasce da un forte legame di amicizia, da una passione coltivata tra i meandri di una città medievale. Ciò lo rende un prodotto di artigianato atipico, un giocattolo resistente all’usura messo a punto da chi ha contrapposto al dogma “tutto è precario e così sia” 10 anni di musica condivisa. Dopo “Molly’s Lips” tutto è possibile, anche Niente. Il nichilismo fa paura ma coinvolge e per questo ci affascina. Infondo ci sono molti modi di affrontare la crisi: uno di questi è sparare all’analista.