Sea + Air – My Heart’s Sick Chord (Volkoren, 2012)

Un lieve clavicembalo tesse le prime lievi note di My Heart’s Sick Chord, ma guai a etichettare il progetto di Eleni e Daniel Benjamin come la solita lagna alternative, che olezza di superiorità e di post rock. Il duo greco-tedesco percorre strade battute ma appunto alla guida di quello strano strumento tanto amato da Bach, per farci immaginare a occhi chiusi un’epoca immaginaria a metà tra il Barocco, il Romanticismo ottocentesco e la purezza new wave di fine anni ’80 (in questo aiuta l’artwork del loro disco di debutto). Le tracce provano a sfatare in certi episodi il mito di serio autocontrollo e disperazione che sembra quasi insito nelle produzioni di questo tipo, dimenticando che anche Wilde era a suo modo un’umorista. Per questo You Don’t Care About Me sembra uscito da 69 Love Songs dei Magnetic Fields, Dirty Love si sfoga su arie da synth pop, Do Animals Cry? echeggia i Cure ma solo di poco. Rimane Heart of the Raimbow a evadere veramente, con un costrutto melodico in stile Shins e una vera scarica ritmica, e Yeah I Know, come suggeriscono nel loro profilo facebook, epica come gli Scorpions. Il cantato di Benjamin sa imporsi senza essere troppo androgino, tutt’al più nelle note irraggiungibili somiglia a Thom Yorke. 1^st Life si adagia su psichedelie dissonanti, sognanti e stranianti per l’immagine stessa del gruppo. Infine la traccia che ispira il titolo dell’album, finale per posizione e per sonorità, riprende tutta la serie di temi delle canzoni che l’hanno preceduta (tra i Radiohead e i Gorillaz di Don’t Get Lost in Heaven). Piccola nota: per le tracce che rispecchino la quiet desperation wave, basta concedersi l’ascolto degli altri pezzi di cui non ho fatto cenno qui.