giovedì, Dicembre 19, 2024

Shannon Wright: Let in the light

Can we please forget the pain
Can we please forget today

(Defy this love)

let_in_the_light.jpgInsieme a Lisa Germano e pochi altri, Shannon Wright è tra i compositori contemporanei che riescono a rappresentare il dolore attraversando la visione materica del suono; occhio tattile che accarezza timbri e colori oscuri sfruttando la voce come un rilevatore con cui wurlitzer, organo, chitarra entrano in una risonanza tensiva e con-fusa. Gli episodi più brevi di Dyed in the wool raggiungevano in forme concise una saturazione che alludeva all’apertura e non al riempimento; momenti sonori s/legati dalla tirannia delle liriche, piccoli dispositivi disincarnati dal testo e proiettati verso il suono e l’immagine, qualità visionaria della voce. Let in the light arriva dopo la collaborazione di Shannon Wright con Yann Tiersen, l’attrazione più probabile tra due mondi che sono stati definiti inconciliabili, per una diffusa incapacità di distinguere il testo dall’immagine. Yann Tiersen è alchimista di piccole risonanze, gioca con timbri e imperfezioni verso l’azzeramento e l’erosione del movimento tematico, nonostante il tema figuri come l’attrattore principale della sua musica. Shannon Wright e Yann Tiersen non potevano che trovarsi, banalmente, per raccontare mondi sonori molto simili e fortunatamente lontani anni luce dal cinema “del tutto in campo” che Tiersen ha attraversato. Let in the light si sviluppa a partire da questo bradisismo dei suoni sbarazzandosi quasi completamente di quella tensione verso la risonanza che ha caratterizzato buona parte della produzione di Shannon Wright; in un certo senso lo scheletro Kurt Weill si percepisce con spietata chiarezza, ma è un effetto della separazione netta dei suoni, di un pianoforte che regola la scansione spaziale e desertifica quasi tutti i brani. Defy This love mostra da subito il volto della nuova Shannon Wright; la semplificazione degli elementi è introdotta da un arabesque che potrebbe essere una Gymnopédie oscura o una versione del Charles Valentin Alkan più satanico radicalizzata e disossata dal virtuosismo. Dentro questa geometria escheriana il lavoro lirico di Shannon Wright ferisce veramente per la prima volta, perché nell’osservare gli effetti della luce in una danza della parola semplice e diretta, il cuore e il core della sua musica si scarnificano completamente. St. pete si incunea accentuando gli effetti dell’elettricità come potenza, apparentemente la stessa che possiede tutto Over The sun, ma con questa pulizia cronometrica di cui si parlava. Del resto, gli archi presenti nella sezione conclusiva di You Baffle me, emergono da una distanza siderale, un non luogo che potrebbe far parlare di arrangiamento funzionale al solito cialtrone distratto, o forse insensibile al potere della distrazione. Il Lennon di You Baffle Me si lega alla forza melodica di When The Light Shone Down, cardiogramma vocale dove Shannon evita il grido e la distorsione e ci (dis)perde in un tracciato semplice ed emozionale, ancora, qualità visionaria della voce, la stessa che in Steadfast and True libera il verseggiare più vicino al suo universo e nella bellissima Louise elabora una versione essenziale e terrifica di quello Tierseniano, controllo doloroso dello stato di sogno capace di recuperare la risonanza con effetti sublimi e subliminali, attraverso il montaggio interno delle parole che collidono e slittano She’s barren / She’s bare / She stares at me / She’s frozen in my memories / In my memories / In my memories.
Questo oggetto scuro e ricco di venature, scolpito nella qualità di un suono luminoso chiude e si apre verso il brano più semplicemente “bello”, più pop e allo stesso tempo Dylaniano di tutto Let in the light, Everybody’s got their own part to play è fluire dolce e concitato della parola You ought to know by now / Nobody’s coming to make a sound / You take the fork to your mouth / Have no shame / Try to contain; trasduzione del cantato verso l’eco (anche percepibile) di un soul fuori dal tempo, è il racconto intimo di una nuova Shannon Wright.

Oh, everybody’s got their own part in their own play
And I wish I could pour some salt on this tepid rain


Let in the light
è distribuito in Italia da Widerecords ed è previsto per l’8 di maggio, data di uscita dell’edizione americana pubblicata da Tgrec/Quarterstick. Il cd è invece già disponibile per il mercato francese grazie a Vicious Circle. Il profilo ufficiale myspace di Shannon Wright mantenuto dalla stessa Vicious Circle è consultabile presso questo link; da Let in the light è presente Defy this love per l’ascolto in streaming,

Michele Faggi
Michele Faggi
Michele Faggi è il fondatore di Indie-eye. Videomaker e Giornalista regolarmente iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Toscana, è anche un critico cinematografico. Esperto di Storia del Videoclip, si è occupato e si occupa di Podcast sin dagli albori del formato. Scrive anche di musica e colonne sonore. Si è occupato per 20 anni di formazione. Ha pubblicato volumi su cinema e nuovi media.
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