I Sick Tamburo sono Gian Maria Accusani (“Mr man”) alla chitarra e voce, Elisabetta Imelio (“Boom girl”) alla voce (rispettivamente leader e bassista dei Prozac +), Doc Eye alla batteria e String Face al basso. Il gruppo di Pordenone, nato nel 2009 dalle ceneri dei Prozac + (sebbene il progetto, stando alle parole di Gian Maria, non sia stato accantonato), ha pubblicato nel novembre del 2009 un album omonimo e nel 2011 A.I.U.T.O., la loro seconda fatica.
A.I.U.T.O., acronimo di Altamente Irritanti Umane Tecniche Ossessive, si discosta subito dalle sonorità del primo disco. O meglio, mantiene le caratteristiche tipiche dei Sick Tamburo (tensione monocorde, ripetizione al limite della paranoia di parole e suoni) alle quali aggiunge giri melodici nuovi e soprattutto una maggiore espressività nei testi. Le liriche non sono più secche e ridotte all’osso ma si sviluppano lungo linee melodiche più pacate e meno irruente rispetto al primo cd. Le tematiche sono sempre importanti e profonde. L’album parla dell’uomo del duemila, un uomo autolesionista e vittima di un sistema soffocante. Il nuovo millennio è pieno di amore, rabbia adolescenziale e reazioni violente: in Magra viene trattato il tema dell’anoressia, Si muore di AIDS nel 2023 butta sul piatto una piaga ancora presente in ogni parte del mondo (“si muore in ogni stato / se ti fai o non ti fai”). Televisione è pericolosa sottolinea l’influenza del mezzo sulla società, simbolo del controllo da parte del potere politico, mentre La mia stanza potrebbe essere presa a inno da quegli adolescenti che vorrebbero urlare in faccia ai propri genitori “prova a entrare nella mia stanza”. Aiuto tamburo, l’ultima traccia, è il coerente grido disperato d’attenzione di un uomo, ormai stufo di respirare e assorbire frustrazione e veleno dalla società. Il suono, come detto, è una delle piacevoli sorprese del cd. Sin dalle prime due tracce (In fondo al mare e La mia stanza) si avverte meno scandito il battito ruvido della drum machine, sostituito da accompagnamenti elettronici più levigati. E so che sai che un giorno, traccia uscita anche come singolo, resta sospesa verso un finale esplosivo che si fa attendere ma non si concretizza. La canzone del rumore è l’unica a mantenere la minimalità dei primi Tamburo. Le sonorità spaziano fra post grunge, elettronica (La danza), drumming marziali (Magra) e suoni alternative rock, il tutto inglobato all’interno di un’intelaiatura musicale di ampio respiro. I Sick Tamburo adottano varie soluzioni per rendere il loro lavoro più interessante e variegato: dal vibrafono in La mia Stanza alla bella pensata di alternare e intrecciare alla voce Elisabetta e Gian Maria. Il risultato è una dinamicità creativa e musicale mancante nel primo disco. A.I.U.T.O. è un lavoro interessante, forte e palpabile. Un songwriting maturo e articolato si accosta a linee melodiche chiare e raffinate, senza per questo perdere le sonorità Sick, tanto care ai fan dei Tamburo. Insomma una bella e piacevole sorpresa che fa ben sperare per i prossimi lavori della band.