giovedì, Novembre 21, 2024

Steve Wynn, ogni sera suono quello che mi ispira

Nel 1979 un diciannovenne californiano, Steve Wynn, fonda i Suspects assieme ad alcuni amici, tra cui Kendra Smith. È l’inizio di un’avventura musicale che troverà pieno compimento un paio di anni dopo, quando sempre con Kendra, daràà vita ai Dream Syndicate, una delle band cardine per il rock alternativo degli anni ’80, alfieri di quel movimento, chiamato Paisley Underground, che riprendeva il meglio degli anni ’60 e lo adattava alle inquietudini del decennio reaganiano. Oggi Steve è ancora più che mai attivo, mai stanco di scrivere canzoni e di salire quasi ogni sera su un palco a cantarle, da solo o in compagnia di amici di lungo corso, come ad esempio Chris Cacavas, il tastierista dei Green On Red, che lo accompagna in questi mesi in una serie di concerti acustici in giro per l’Europa. Abbiamo incontrato Steve prima di uno di questi concerti, quello tenuto lo scorso 7 febbraio alle Officine Creative Ansaldo di Milano, una gran bella serata che ha dimostrato una volta di più la grandezza di autore e performer di Steve.

Iniziamo parlando del concerto di stasera qui a Milano: quali canzoni eseguirai in questa veste acustica accompagnato da Chris? Solo brani della tua carriera solista o anche pezzi dei Dream Syndicate e degli altri progetti a cui hai partecipato?

Quando faccio show acustici scelgo da tutta la mia vita e decido ogni sera appena prima di salire sul palco, qualche volta addirittura decido quando già sono sul palco. Ho scritto più di trecento canzoni nella mia vita ed è molto bello avere la possibilità di scegliere tra tutte queste ogni sera. Possono essere canzoni dei Dream Syndicate oppure una che ho scritto settimana scorsa, potrebbe anche essere una canzone che scrivo sul palco…

In questi ultimi anni hai fatto spesso dei tour in giro per l’Europa e hai anche suonato con diversi musicisti europei. Senti una relazione molto forte con il nostro continente?

Sì, la sento molto forte. La prima volta che i Dream Syndicate vennero in Europa la risposta fu fantastica e la gente veramente ottima. Quella con i Dream Syndicate fu la mia prima volta in Europa in assoluto, la mia famiglia non era una di quelle che viaggiavano molto, quindi fu molto eccitante arrivare qui. Avevo 26 anni e per me fu quasi come arrivare in Paradiso: ottimo cibo, bella gente, persone che amavano la mia musica. Da lì è iniziato il mio rapporto con l’Europa, che è ancora forte, mi piace molto suonare qui.

In particolare un paio d’anni fa hai fatto una serie di concerti con Rodrigo D’Erasmo e una data con gli Afterhours come backing band, al Bloom di Mezzago. Come sei entrato in contatto con loro? E come fu quel concerto?

Stavo cercando un violinista per farlo suonare nel tour di supporto a Crossing Dragon Bridge, che è un disco in cui ci sono molti archi. Non avevo mai avuto un violinista con me, quindi ho chiesto praticamente a tutti i miei amici di suggerirmi qualche nome: Robert Fisher dei Willard Grant Conspiracy mi disse di conoscere un grande violinista in Italia e di tentare con lui. Aveva ragione, Rodrigo è veramente enorme, uno dei migliori musicisti che abbia incontrato. Siamo diventati amici, siamo stati in tour assieme e lì scoprii che suonava in questa band, gli Afterhours. Non li conoscevo prima, non avevo mai sentito nulla di loro. Poi li ho ascoltati ed apprezzati, sono diventato un loro fan e ho scoperto che loro erano grandi fan a loro volta dei Dream Syndicate. Abbiamo fatto amicizia e quando ho suonato due anni fa al Bloom durante uno dei miei tour in acustico si sono offerti di farmi da backing band. Fu una grande serata.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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