Si conferma un altro talento dell’indie pop, Michael Benjamin Lerner, questa volta aiutato, si fa per dire, da una serie di vicende poco fortunate che lo hanno reso partecipe. La rottura con la ragazza, fonte di ispirazione di molti cantautori ombrosi, non bastava: ci voleva che gli altri membri della band lo lasciassero da solo e come se non bastasse che anche il furgone per il tour andasse in panne. La soluzione a queste sfighe? Otto ore al giorno a lavorare sopra musiche e liriche a Berlino e poi via dal produttore Chris Walla a registrare, tra feste private e svaghi vari. 12 Desperate Straight Lines si propone proprio così, come un set di canzoni dalle melodie spensierate e con liriche che ripercorrono i momenti bui ormai alle spalle. Come dire: ok, è tutto passato, ora divertiamoci un po’. Basso, chitarra e batteria sostengono la voce dello stesso Lerner, alternando schitarrate a parti più tranquille e mantenendo un livello accettabile di attenzione per quasi tutto il disco, che tutt’al più delude nel finale con lo standard rock’n’roll Gotta Get It Right Now. Il singolone Car Crash si impone subito, come pure la veloce Palm of Your Hand e Dirty Thing, piacevole pop anni ’90 da colonna sonora di una commedia americana. Riconoscibili fin da subito il timbro vocale e parte della malinconia degli Shins, a questo aggiungeteci miliardi di altri fili conduttori. Dai Weezer più radiofonici agli Stone Roses di I Wanna Be Adored, dalla sfrontatezza pop dei Von Bondies all’appeal diy dei Brad Sucks, fino agli insospettabili Cure di Pictures of You (si confronti Country Lane). Disco apprezzabile, di quelli che invogliano un secondo e terzo ascolto. Sincero e fedele.
Discografia essenziale
