venerdì, Novembre 15, 2024

The Chap – Well Done Europe (Lo Recordings, 2010)

The Chap giunge con questo Well Done Europe al quarto album (la loro carriera comincia con The Horse, del 2003). Il loro quartier generale è Londra, ma in un contesto sonoro di matrice nativa presentano influenze teutoniche molto chiare.  Li abbiamo visti (NDR: e video-intervistati; presto su Indie-eye REC) recentemente sul palco nella loro performance all’indierocket di quest’ anno, dove hanno sfoderato il meglio del loro repertorio scenico e coreografico, convincendoci appieno (qualcosa di molto acrobatico in stile Flaming Lips per intenderci, salvo poi discostarsene totalmente a livello artistico). Well Done Europe sembra in fondo la summa del combo Londinese;  la linea, seppur più pop, è la stessa dei lavori precedenti. Ovvero mettere insieme principalmente l’ indietronica stile Morr Music con suoni più strettamente anglosassoni ricorrendo molto spesso a effetti, glitch, strumenti-giocattolo e strumenti-utensili ma senza le melodie rarefatte e orchestrate con leggiadria di Lali-Puna o Mùm, sostituite da ritornelli apparentemente idioti, ma dotati di straordinaria freschezza e vitalità. Tempi non del tutto rilasciati, con molte troncature, pochi 4/4 e talvolta soluzioni disco o hip-hop. Ci sono qua e là cose più propriamente nate all’ ombra del Big Ben specie nelle chitarre, mai incisive fino in fondo, mai violente spesso accompagnate a cori unisonici (The Coral, Architecture in Helsinki). Emergono poi talune atmosfere soul, funky che potrebbero ricordare i trattamenti dei francesi  (Phoenix, Sebastien Tellier) certo però, con molta meno sensualità. Da menzionare la traccia numero 3 (We work in bars) che per certi versi potrebbe invece ricordare gli Why? o i Supersystem, la numero 11, Few Horoscope, ma soprattutto la 2, Even Your Fiends, che potrebbe al contario essere benissimo scambiata, fatta salva la voce femminile, per un pezzo di James Murphy o qualche suo progetto parallelo. Un buon album, all’ insegna della contemporaneità, che certo lascerà ben poca eredità ai posteri, considerato che la cosa che più contraddistingue il sound dei The Chap è una forma di ricerca a cui molti altre formazioni ci hanno abituato, una sottospecie di follia post-moderna che tende si a mischiare intelligentemente le più diverse correnti del recente passato, ma senza riuscire a imprimerci un marchio di fabbrica inconfondibile. Non uscirei dal seguente giudizio: molto carino il disco, ma se c’ è da scegliere, meglio dal vivo.

The Chap su myspace

Michele Baldini
Michele Baldini
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