The Doormen è un progetto totalmente italiano al suo primo full lenght omonimo e autoprodotto. Un’immersione netta nel wave rock nudo e crudo. Decisamente un taglio che appartiene a scenari anglosassoni o americani e che, in questo caso, viene affrontato in maniera autorevole da una band nostrana. I binari sui quali scivolano i dodici pezzi sono in bilico tra una visione rock ed una post punk, dosate in modo giusto offrendo spunti interessanti alla miscela finale di questo lavoro. Modern Depression attinge, per struttura, a risvolti rebel, sottolineando una linea melodica che trova nelle aperture una sfrontatezza punk seventies capace di inacidire i suoni caricandoli d’immediatezza. Si passa poi per New Season, che si scosta decisamente dal tiro fin qui assorbito, riscontrando una vena fermamente più rock, offrendo un riff che sorregge l’intero brano dall’inizio alla fine. La capacità di equilibrare la scaletta, gestendo le sonorità e facendole quadrare in una prospettiva variegata e del tutto originale, denota l’incapacità di The Doormen di annoiare l’ascoltatore. L’audacia che trapela in Goodnight, un’autentica spirale di distorsione e feedback condita da un assolo altrettanto tortuoso, avvicina le sonorità ad aspetti timidamente psych, corredando ancora di più l’ormai ricco bagaglio proposto, che non risparmia un tuffo nei fondali glam in I’m fool, la traccia che ci consegna le maggiori influenze che convivono in questo prodotto: Interpol e White Lies su tutte. Un gran bel disco disco questo dei The Doormen, capace di duellare con innumerevoli influenze offrendo di queste la versione di un personalissimo teatro, che se troverà conferma nel prossimo “spettacolo”, potrà risultare, senza mezze misure, il baluardo del nuovo post punk italiano.