Se della uggiosa Londra se ne amò smisuratamente quel suo astrarsi dalle mode planetarie tanto da crearne delle proprie, quell’essenza dignitaria che la proclamava assolutamente unica nel panorama musicale, non si può dire che la continua corsa folle della beat generation americana sia priva di fascino. A dirla tutta, pare sia in atto un processo osmotico di emulazione che non avrebbe ancora concluso il suo ciclo. Una mescolanza irriverente giammai proponibile in altri tempi in cui ogni disco doveva riflettere il suo campanile come fosse una derivazione genetica. Nulla di male, a giudicare dagli esiti, a volte davvero notevoli come quello di questi quattro ragazzotti di Brooklyn, riunitisi sotto l’eponimo di The Drums che, in poco meno di una anno, sono riusciti a fare il botto mettendo sul piatto una miscela in cui macerano il surf dei Beach Boys con la wave dei Cure, gli anni ’50 con l’attualità, il torbido post con la luce pop, in maniera disinvolta ed adulatoria tanto quanto basta. Spiattellati in copertine importanti (NME), heavy rotation in importanti palinsesti radiofonici, sigla di spot notevoli, next big thing per MTV, Jonathan Pierce and Jacob Graham, amici di vecchia data, a cui si sono aggregati nel frattempo anche Adam Kessler e Connor Hanwick, paiono essere una di quelle gustose prelibatezze appena sfornate dal Marquee Club di Londra e pronte ad intraprendere il successo universale. Vero, verissimo, che il rumore creato dall’hype intorno ai The Drums sia assolutamente un dato da non sottovalutare proprio in funzione di un mercato che sta cambiando faccia e forma, ma è altrettanto vero che non puoi fare un disco così indovinato e restare fuori dai giochi. Complice una serie di congiunture astrali più qualche gioco di prestigio chiaro sin dall’apripista Best friend in cui il soffio surf, già di Vampire Weekend e Wavves, rilancia La Cura di 17 Seconds in un gioco al rialzo intriso di post-punk, garage, surf ed indie (It will all end in tears, Forever and ever amen). Me and the moon rimesta anche una certa dose di psichedelia al profumo di Foals, mentre Let’s go surfing e We tried, cercano di ammaestrare un talentuoso ibrido dal muso pop ed il corpo wave, come se gli XX fossero lì ad aspettare la grande onda a Maverick. Esperimenti che sublimano gli eigthies in maniera più sbarazzina e senz’altro più credibile di taluna fuffa oggidì propinataci. Ascoltare per credere.