The Chaos è il quarto album dei Futurheads, quartetto di Sunderland che ripropone ancora una volta il suo punk d’Oltremanica pieno di hype che ha caratterizzato il panorama musicale di questo primo decennio del XXI° secolo. Cambi di tempo, accento cockney, melodie vocali da gruppo a cappella, ritornelli grintosi ed efficaci e canzoni dal percorso tortuoso e sbilenco determinano il loro punto di forza, il loro marchio di fabbrica croce e delizia. Il percorso del gruppo si è sviluppato tramite piccoli cambiamenti nella struttura di base delle loro canzoni: pieno di cori, controcanti, tempi ingannevoli il primo Lp eponimo; più semplice e rilassato il secondo“News and Tributes”, direi più moderato nelle influenze, anche perchè ispirato sia ai soliti miti di casa loro come Paul Weller ma anche ai favolosi sixties britannici e a certe derive britpop tipiche dei Pulp; il seguente “This Is Not the World” l’evoluzione precedente si annulla, ritornando a un rock secco e diretto, molto più uniforme ma anche monotono. “The Chaos” da principio parte col botto, il trittico The Chaos, Struck Dumb e Heartbeat Song non fa rimpiangere l’ancora amato album di debutto. L’impressione è quella di aver sparato tutte le cartucce all’inizio, riversando un buon numero di riempitivi per tutto il resto del disco, ma non è neanche così probabilmente. I quattro hanno puntato sul ridistribuire la qualità in ogni canzone, invece di produrre mega hit dal forte impatto all’interno di lavori dalla struttura fragile, un po’ come dire che la sintesi dei tre album precedenti è The Chaos, e con questo i Futureheads ritrovano maggiore fiducia in sé stessi e stima da parte dei fan rispetto al mezzo passo falso di “This Is Not the World”, con una bonus track contentino che rispolvera i “fasti” a cappella.