La band di Ian Parton, con Rolling Blackouts, si riconferma una delle migliori novità immaginarie del decennio, immaginaria perché The Go! Team è brillantemente sulle scene dal 2004, progetto accolto con favore dalla stampa e ancora semi sconosciuto.
Rolling Blackouts è un buon album indie, nell’accezione corrente, allegramente dilatata, il che risolve ogni difficoltà di catalogazione della musica dei sei, si tratta di musicisti dai background diversi, una rapper, svariati percussionisti, strumentisti tradizionali, fiati e campioni per legare il tutto in un impasto divertente e piuttosto compatto. Quando si scrive di The Go! Team sembrano esservi alcune parole d’ordine, nodi significativi condivisi dalla stampa internazionale, si tratta dell’ispirazione serie Z dei poliziotteschi anni ‘70, la convivenza del pop con l’hip hop, l’attitudine funk e J-pop, tutti elementi rimasti immutati attraverso i tre album del sestetto di Brighton. Rolling Blackouts ha stranito qualcuno per la manifesta, impressionante, somiglianza agli episodi precedenti, credo che una scelta simile si possa tranquillamente giustificare in merito allo scarso successo commerciale di The Go! Team, la band, viene da pensare, crede profondamente nella propria formula e continua a riproporla identica a se stessa fino all’auspicabile, conclusiva, affermazione. Questo è un augurio, nel frattempo le canzoni di Rolling Blackouts meritano uno sguardo più approfondito, l’apertura violenta con T.O.R.N.A.D.O. gira attorno alla tecnica rap di Ninja MC, un rap immaginifico, grafico, esteticamente M.I.A., seguono episodi alterni, imperdibile il piglio vintage di Secretary Song, quasi troppo fedeli Yosemite Theme e Bust Out Brigade (immaginate una squenza da performance, di qualunque tipo), discorso simile per The Running Race ma, a sorpresa, gli episodi migliori sembrano essere i più strettamente indie, il memorabile singolo Buy Nothing day, forte di una linea vocale coinvolgente e della serrata cavalcata della chitarra (modificando un poco l’arrangiamento avremmo un brano dei Nada Surf o, a scelta, dei Broken Social Scene), poi la Title Track, Rolling Blackouts, le voci da Ladytron ripuliti e consolati, la malinconia pop-retrò che in Italia bramano, con risultati alterni, formazioni come i Superpartner.
Va da se, avrei potuto citare tonnellate di band svedesi o giù di lì, The Go! Team stessi devono la propria visibilità al tour svedese dei Franz Ferdinand a cui presero parte come supporters, avrei potuto, ma non lo farò. Non lo farò perché in fin dei conti The Go! Team è un progetto originale che merita rispetto, incanalarlo in una scena che macina entusiasticamente una band al mese sarebbe veramente un dispiacere, dunque, facciamo così, decontestualizziamo il sestetto inglese, dimentichiamo la scena indie-generica contemporanea, a questo patto soltanto assicureremmo un futuro a The Go! Team.
Per chi volesse farsi un’idea di persona, la band sarà a Milano il 14 di marzo per l’unica data italiana presso il Tunnel