Se più di dieci anni fa, dall’altra parte dell’oceano, i canadesi, Crash Test Dummies, che spopolavano con il loro singolo dal titolo più originale della storia, mmm mmm mmm mmm, si fossero scontrati, musicalmente, con i Fastball o i più crudi Dinosaur Jr., avremmo avuto davanti agli occhi anzi, alle orecchie, l’eccipiente principale delle volontà musicali dei The Jackie-O’s Farm, o meglio, l’anima portante di questo secondo lavoro in studio, Sandland. Un disco che appare subito coraggioso e ben suonato, con un animo che sa di terre lontane, di fattorie ricche di suoni country e spirito wild. A tratti una tensione di brit pop si fa spazio, colorando lo scenario fin qui offerto. Sono leggeri impulsi che non deviano assolutamente la piacevole sensazione di trovarsi totalmente sperduti in panorami di terre rosse, tipiche di quell’America che si è quasi sempre mossa a cavallo. Nell’animo di questo lavoro troviamo Coffee and Cover, un brano caratterizzato da un riff orecchiabile che si porta a spasso un registro facilmente ballabile, con un apertura centrale che ricorda gli inglesi Supergrass, ecco la finestrella britannica che sottolinea un pop sfrontato e molto nineties. Stesso discorso per Lay Down, che si presenta leggera e molto dinamica. Merita discussione a parte invece, la Title track, che riporta il tiro ai suoni meno afferrabili e dannatamente più crudi e cavalcanti. Uno stornello di puro sangue folk, Wide Awake, che forte di un riff che troneggia e accompagna l’intero brano, sembra sostenere un Eddie Vedder dei giorni d’oggi. Di un’altra pasta invece Wake Up, che ci tuffa, con sorpresa, in un quadretto di funk-rock, che non ti aspetti, strizzando l’occhio ai cugini Spin Doctors. Questo Sandland risulta un lavoro originale, molto distante dalla mentalità discografica italiana, alle volte un po’ troppo ermetica e stantia, una dolce ventata di una musica che sa abbracciare più panorami, con una semplicità che appartiene a pochi.