lunedì, Novembre 25, 2024

The Kills – Live @ Heaven, Londra, 31 Marzo 2011

“I need to perform this record live to see what it really is, and what it’s really communicating’, disse Alison Mosshart al giornalista Jon Savage parlando del nuovo, claustrofobico, pulsante album Blood Pressures. Ebbene, VV, possiamo dire che dal vivo ha molto da comunicare. Dopo un set serrato di monocromatico post-punk ad opera dei nuovi pupilli della Mute, gli S.C.U.M., il cui front man Thomas Cohen assomiglia vagamente a un giovane Nick Cave annata 1984 e non sempre riesce a catturare l’attenzione del pubblico e sprigionare la verve del gruppo, Alison e Jamie prendono spazio sul palco con il consueto carisma che tutti ci aspettiamo. La camicia di VV fende l’aria soffocante, fumogena dell’Heaven con i suoi teschi in bianco e nero, mentre le gambe segaligne di Hotel raggiungono la parte sinistra del palco, alla ricerca della chitarra e dell’insostituibile drum machine. No Wow si riconferma la traccia più adatta ad aprirle il set e sovreccita la folla in men che non si dica. Qualcuno nell’audience vorrebbe fin da subito ancora più caos e dopo un paio di orecchiabilissime tracce da Blood Pressures chiede a Jamie, sbraitando, di incitare il pubblico a ballare. “It’s your job, man!”, ribatte Alison risvegliando gli ormoni dei maschi della sala. Kissy Kissy riporta ai vecchi tempi e non fallisce nel mostrare la perfetta sincronia di coppia dei Kills on stage, con le loro chitarre che interloquiscono e ammiccano l’un l’altra, mentre le loro ombre controluce si uniscono come amanti o ondeggiano come le fiamme di un fuoco. Dopo l’inno punk-pop U.R.A. Fever un trio gospel sale sul palco e spezza l’intimità di coppia per le due eccellenti DNA e Satellite. Tape Song fa impazzire il pubblico e, prima che ce ne si renda ben conto, finisce la prima parte del set con uno dei pezzi preferiti da Midnight Boom, Sour Cherry. Sudati fradici e minacciosi ritornano per l’encore e spezzano l’incantesimo garage con il waltz inaspettato di The Last Goodbye: la performance vocale di Alison è rilassata, confortante e questa nuova riuscita atmosfera rende il pezzo uno dei momenti più memorabili del concerto. Dopo la Beck-esque Pots and Pans la vecchia intramontabile Fried My Little Brains fa uscire fuori “il nostro lato cattivo” purtroppo per l’ultima volta. Ai pochi fan che aspettano fuori dalla venue per un autografo rimane l’immagine di Alison e Jamie che si allontanano, capelli al vento, con la custodia di una chitarra e una borsa glamour in mano. That’s rock’n’ roll, baby!

 

Setlist:

1.     No Wow

2.     Future Starts Slow

3.     Heart Is A Beating Drum

4.     Kissy Kissy

5.     U.R.A. Fever

6.     DNA

7.     Satellite

8.     Tape Song

9.     Baby Says

10.  You Don’t Own The Road

11.   Sour Cherry

Encore:

12.   The Last Goodbye

13.   Pots and Pans

14.   Fried My Little Brains

 

Redazione IE
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