Tra i tanti revival e recuperi di questi anni in ambito indie rock c’è stato anche quello dell’epos springsteeniano, capeggiato da Gaslight Anthem ed Hold Steady, che con modi e obiettivi diversi hanno riportato in auge l’idea di American Dream, di spazi, di autostrade da seguire per rincorrere il futuro e fuggire dal presente, di peccato e redenzione.
I Mohawk Lodge, progetto che gira intorno alle idee e alla penna di Ryder Havdale, sono canadesi, di Toronto, ma risentono comunque del fascino tutto statunitense appena citato. In questo loro quarto disco, Damaged Goods, è possibile infatti trovare dieci brani ben radicati nell’american sound di Springsteen e The Band, reso solo più garage e lo-fi da chitarre fuzzate e da scelte produttive che quasi sempre vanno a favorire l’immediatezza e una certa muscolarità rispetto alla pulizia e all’elaborazione.
Ciononostante il buon livello del songwriting di Havdale riesce ad emergere, forse perché in dieci anni di carriera i trucchi del mestiere li ha imparati abbastanza bene, forse perché il suo amore per questi suoni e per ciò che rappresentano è vero e sentito. L’unico grande appunto che gli si può muovere riguarda l’eccessiva brevità di molti brani, che restando attorno ai due minuti non riescono ad avvolgere l’ascoltatore e a creare attorno ad esso un mondo con tutti i crismi, restando poco più che bozzetti.
Il meglio dell’album si ha quindi nei brani con il minutaggio maggiore, in particolare Gold Rivers e 1000 Violins. Nel primo caso ci si muove su territori springsteeniani altezza The River con un tocco di aggressività in più e un motore ritmico inarrestabile, una perfetta colonna sonora per viaggi su highway assolate; nel secondo è il finale corale folkeggiante a convincere e a regalare un’ottima chiusura di album.
Gli altri brani mostrano potenzialità ma, come detto, non si sviluppano come potrebbero e dovrebbero, come nel caso di Light You Up, che ricorda i Cold War Kids del primo disco, con il loro senso melodico e il loro approccio narrativo in bilico tra tradizione e novità, ma che fermandosi dopo un paio di minuti diventa una promessa infranta.