martedì, Novembre 5, 2024

The Mojomatics – You’re The Reason For My Troubles

Talvolta, la volontà di rinnovamento e di cambiamento sembrano essere dei bisogni tirannici piuttosto che stimoli produttivi. Non è il caso de The Mojomatics che dimostrano un distacco e una noncuranza britannica nei confronti dell’ossessiva ricerca del nuovo, tant’è che confezionano un album, il quinto, marcatamente vintage. E con questo – abusatissimo – termine, s’intende quell’insieme di suoni e influenze che vanno dal rock cattedratico impartito dalle Fender di Mick Jagger e Keith Richards, alla miscela folk e country rock della Les Paul di Neil Young. Sono solo alcuni dei nomi che compaiono nella sterminata libreria sonora del duo veneto; una ricerca filologica più accurata farebbe emergere anche i tocchi country alla Johnny Cash, il blues alla Muddy Waters, arrivando fino al garage punk alla Nervous Eaters. Fedeli solo alla linea dei vecchi e introvabili LP, la coppia formata Mojomatt (Matteo Bordin) e Davmatic (Davide Zolli) azzecca un altro album, compattando undici tracce in poco più di mezz’ora. Il tutto inizia con Behind the trees, un pezzo da risvegli sgangherati, di quelli che obbligano mente e corpo alla ricerca di una minima coordinazione mattutina. La title track che segue, You’re The Reason For My Troubles, parte con la forza di un treno che corre da Memphis al Minnesota, sbuffando ritornelli dall’armonica a bocca. Più che deliziosa è la rivisitazione di In the meanwhile, già contenuta in Tears Fall Down del 2010, e presentata ora nella sua versione più pulita e più studiata dal punto di vista del ritmo e degli arrangiamenti. Che passino dalle ballate beatlesiane (Don’t talk to me, Ghost story) alle disilluse note dell’armonica (You don’t give a shit about me,  Long and lonesome day), The Mojomatics riescono a sintetizzare i richiami al passato senza renderli degli sterili tributi. Accompagnati dalla voce nasale alla Dylan e dai colpi feroci alla batteria, trascorrere del tempo con  You’re The Reason For My Troubles è uno dei migliori abbandoni alle suggestioni passate che si possa avere.

Giulia Bertuzzi
Giulia Bertuzzi
Giulia vede la luce (al neon) tra le corsie dell'ospedale di Brescia. Studia in città nebbiose, cambia case, letti e comuni. Si laurea, diventa giornalista pubblicista. Da sempre macina chilometri per i concerti e guadagna spesso la prima fila.

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