venerdì, Novembre 15, 2024

The Rakes – Klang – (v2 – 2009)

“Klang” è il terzo disco per i Rakes, dopo “Capture/Release” e “Ten New Messages”, entrambi di buon successo, almeno in Gran Bretagna. Successo che probabilmente si ripeterà con questa nuova uscita, che rimane sulla stessa lunghezza d’onda dei precedenti lavori, vale a dire un indie rock’n’roll con radici nel post punk (per esempio i Gang Of Four, che sono anche stati remixati qualche anno fa dal chitarrista Matthew Swinnerton), più che adatto per colpire il pubblico inglese. Vista da qui e con occhio critico la formula del quartetto londinese pare invece essere giunta ad un punto di stallo, nonostante la trasferta nella viva e multiforme Berlino per la registrazione; se nelle prove precedenti la mancanza di grande originalità era compensata dalla presenza di brani molto coinvolgenti, come “Retreat”, “Work, Work, Work (Pub, Club, Sleep)” o “The World Was A Mess But His Hair Was Perfect”, tutti ottimi singoli disseminati qua e là, in questo caso mancano anche brani di questo tipo, ad eccezione forse di “1989”, non a caso scelto per promuovere l’album, e della conclusiva “The Final Hill”, in cui si fa però sentire un po’ troppo l’influenza degli Strokes.
Gli altri brani sembrano riproporre sempre le stesse idee, assimilabili a quelle dei conterranei Maximo Park e Futureheads, senza incidere molto sia quando cercano di schiacciare sull’acceleratore, come nell’iniziale “You’re In It”, sia quando si tenta di variare la proposta con frenate e ripartenze, per esempio in “The Lonliness Of The Outdoor Smoker” o in “The Light From Your Mac”. Lo stesso discorso vale dove vengono utilizzate ritmiche un po’ più funkeggianti, cosa che accade in “Bitchin’ In The Kitchen”, il brano più in stile Gang Of Four, anche se 10 secondi di “Damaged Goods” incendiano più degli oltre 3 minuti del pezzo in questione, o compaiono parti di piano, per esempio in “The Woes Of The Working Woman”, che ben poco aggiungono a quanto già codificato.
Certo, nulla di inascoltabile, ma nemmeno qualcosa di nuovo ed eccitante per chi abbia un minimo di confidenza con questo genere di musica.

Fabio Pozzi
Fabio Pozzi
Fabio Pozzi, classe 1984, sopravvive alla Brianza velenosa rifugiandosi nella musica. Già che c'è inizia pure a scrivere di concerti e dischi, dapprima in solitaria nella blogosfera, poi approdando a Indie-Eye e su un paio di altri siti.

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